Anteprime libri Maggio 2020

Buongiorno readers,
anche se ormai il mese di maggio è passato da un pò, noi ci teniamo lo stesso a presentarvi i libri che sono usciti dalla casa editrice Marsilio.
Perchè farlo?
Beh, è semplice, nonostante le anteprime sono passate i libri restano e quindi…
Preparatevi!

 

La gabbia dorata
di Camilla Läckberg

TRAMA:

Dalla regina del giallo nordico, il primo romanzo di una nuova, grande serie noir 
Faye ha tutto: un marito di successo, una splendida figlia, un bellissimo appartamento a Stoccolma. Ma sotto questa superficie dorata, la sua vita apparentemente perfetta nasconde crepe profonde. Faye è una donna fragile, ha una bassa autostima e deve fare i conti ogni giorno con i segreti di un passato terribile che sperava di aver seppellito a Fjällbacka, l’isola natale che ha lasciato da ragazza.
Nemmeno il marito Jack è adorabile come sembra. Faye cerca costantemente di compiacerlo e di anticiparne i bisogni, ma lui la umilia, la sminuisce. E un giorno, tornando a casa prima del previsto, Faye lo scopre a letto con una collega. Il mondo le crolla addosso. A lui ha dedicato la propria esistenza, ha rinunciato a tutto per aiutarlo a fare carriera, ha destinato ogni energia alla vita coniugale, e ora è tutto in frantumi. Come se non bastasse, dopo essere stato scoperto, Jack chiede il divorzio e lascia Faye senza l’ombra di un quattrino.
La depressione è dietro l’angolo, eppure questa svolta drammatica le dà la forza per reagire e per far confluire la sua rabbia in un piano preciso: un piano di vendetta.
 
«Aveva giocato a fare il sesso debole per troppo tempo. Era ora di prendere il comando»

 

 

Una giornata nera
di Aldo Costa

TRAMA:

Una brutta costruzione di cemento in equilibrio su un precipizio appare tra le curve della strada costiera. Sarà un bar? Una trattoria per camionisti? È comunque il primo locale pubblico dopo chilometri di curve percorse sotto il peso di un’afa opprimente. L’uomo e la donna viaggiano da ore sotto il sole implacabile, e sono di pessimo umore per qualcosa che è successo la sera prima. Quella breve vacanza avrebbe dovuto riavvicinarli, ma niente sta andando per il verso giusto.
Hanno proprio bisogno di un caffè, così decidono di fermarsi. La breve pausa distensiva si prolunga però oltre ogni possibile previsione, caricandosi di una tensione crescente. L’oste, un personaggio sgradevole e untuoso, li stordisce di chiacchiere e continua a servirgli piatti che loro non hanno ordinato. All’arrivo del conto, esorbitante, l’irritazione dell’uomo raggiunge il culmine. È una catena di eventi che sarebbe possibile spezzare in qualsiasi momento, e che invece si dipana inesorabilmente fino all’attimo in cui tutto collassa, così che una giornata storta come ne possono capitare a chiunque si trasforma in un incubo senza ritorno. Tra Friedrich Dürrenmatt e Patricia Highsmith, un thriller psicologico ad altissima tensione e di grande livello letterario. Con una magistrale abilità nel dosare la tensione drammatica e scandagliare le pieghe più riposte dell’animo dei suoi personaggi, Aldo Costa cesella un piccolo grande gioiello narrativo che avviluppa il lettore nelle spire di una suspense sottile e implacabile.

 

Un viaggio italiano
Storia di una passione nell’Europa del Settecento
di Philipp Blom

TRAMA:

Che cosa si nasconde dietro la vicenda di un oscuro liutaio del Settecento emigrato in cerca di fortuna dalla Baviera alle terre dell’odierno Nord Italia? Quali imprevedibili sviluppi può generare per uno storico il tentativo di risolvere l’enigma di un violino? Come si intreccia uno sguardo su una realtà tanto lontana con le osservazioni sul nostro presente di cittadini europei? Punto di partenza di Philipp Blom è la cittadina di Füssen, in Algovia, ai piedi delle Alpi. Apparentemente è un anonimo borgo, ma qui si sono formati per secoli centinaia di liutai attivi da Parigi a Praga, da Londra a Napoli, che hanno segnato la fabbricazione e il commercio dei violini. Mescolando conoscenza e intuito, grandi eventi e microstoria, seguendo i flussi degli uomini e le rotte delle merci, la ricerca di Blom si snoda lungo varie direttrici: una più ampia e prettamente storica, dalla Guerra dei Trent’anni ai giorni nostri, e una connessa all’evoluzione del gusto musicale, tra Mozart, Beethoven, Vivaldie le raffinate tecniche delle migliori botteghe artigiane; una più personale, ispirata dal viaggio in Italia di Goethe e in grado di restituire il fermento che all’epoca animava il Vecchio Continente, da Vienna e Venezia. Nel descrivere la parabola di un centro fiorente nell’Europa di più di tre secoli fa, Blom suggerisce che anche fama e prestigio possono nascere dalla necessità, come per i liutai di Füssen diventati tali per far fronte all’infertilità dei terreni nelle aree alpine. Allo stesso modo, la spinta a spostarsi può essere determinata da un cambiamento climatico, da una catastrofe ambientale o da una curiosità vitale, elementi che in ogni tempo influenzano l’esistenza degli individui.

 

Aspetti del nuovo radicalismo di destra
traduzione di Silvia Rodeschini
di Theodor W. Adorno

TRAMA:

Il 6 aprile 1967 Theodor Adorno tenne una conferenza all’Università di Vienna il cui valore va ben oltre l’aspetto puramente storico e che può aiutarci a comprendere il tempo che stiamo vivendo. Risalendo alle origini del consenso ottenuto dai movimenti radicali di destra, il filosofo intendeva chiarire le ragioni dell’ascesa dell’NPD, formazione di destra che all’epoca stava registrando un certo successo nella Repubblica Federale Tedesca. Adorno mette in luce e collega tra loro in modo inedito vari elementi: il congegno sofisticato della propaganda e l’antisemitismo, il connubio tra perfezione tecnologica e un «sistema folle», l’individuazione di un capro espiatorio e l’odio ostentato verso gli intellettuali di sinistra e la cultura in generale, la tendenza del capitale alla concentrazione e la paura diffusa di perdere il proprio status sociale. Oggi lo «spettro» a cui la conferenza è dedicata non solo non si è dissolto, ma assume nuove e inquietanti sembianze. Diventa dunque ancora più importante prendere coscienza dei meccanismi dell’agitazione fascista e dei fondamenti psicologici e sociali su cui poggia. Nella consapevolezza che «se si vogliono affrontare sul serio queste cose, bisogna richiamare in modo perentorio gli interessi di coloro ai quali la propaganda si rivolge. Ciò vale soprattutto per i giovani che devono essere messi in guardia»
La postfazione dello storico Volker Veiss contestualizza il testo e lo inquadra in una prospettiva attuale.

 

La credibilità politica
Radici, forme, prospettive di un concetto inattuale
di Guido Gili, Massimiliano Panarari

TRAMA:

Tutti la cercano. Molti ne lamentano l’assenza. È la credibilità, cardine della vita politica e dell’ordinamento democratico tanto decantato quanto trascurato. Cos’è la credibilità? Chi è credibile e perché? Quali sono le radici e le forme della credibilità politica? Come circola all’interno della società? A quali rischi è soggetta e quali
patologie ne derivano? A che cosa si può fare appello per restituire credibilità alla politica? Attraverso questo percorso gli autori intendono riaffermare la sua centralità nella teoria e nelle pratiche politiche, poiché di credibilità, sebbene in forme originali e con fondamenti nuovi, le società democratiche hanno quanto mai bisogno, soprattutto oggi.

 

Organizzazione e società
Innovare le organizzazioni dell’Italia che vogliamo
di Federico Butera

TRAMA:

Questo libro è un’autobiografia scientifica e professionale di Federico Butera, una storia animata dalla passione e dal rigore di cercare forme nuove di organizzazione che creino valore economico e sociale e assicurino libertà e benessere alle persone. Racconta progetti e scoperte, propone concetti, grammatiche, sintassi, metodi lungo il non concluso allontanamento dai modelli burocratici e gerarchici del taylor-fordismo. Un percorso che, dalle isole dell’Olivetti, dalla Ricerca e Sviluppo della Honeywell-Bull, dal Nuovo Treno Medio della Dalmine, si è sviluppato poi attraverso la progettazione dell’Agenzia delle Entrate, del Customer Care della Omnitel-Vodafone, dell’organizzazione degli Uffici Giudiziari della Lombardia e di innumerevoli altre realtà. Strumento interdisciplinare per gli studiosi e gli studenti di Scienze dell’organizzazione, è un testo per i manager privati e pubblici e un’ispirazione per i policy maker per intervenire sulle emergenze economiche e sociali del Paese generate da organizzazioni inefficaci, inefficienti, corrotte. Focus del volume è il futuro della società italiana di organizzazioni che cambiano. L’innovazione e la rigenerazione organizzativa non sono l’ “intendenza che seguirà” l’economia e la politica, ma un autonomo campo di azione culturale, scientifico e politico per affrontare la crisi italiana e per progettare la quarta rivoluzione industriale. Il libro contiene la proposta di un’Italy by Design fatta di culture, programmi e azioni condivise per pianificare, progettare, sviluppare insieme tecnologie, organizzazioni, lavoro. Le postfazioni di studiosi di riferimento delle scienze organizzative aprono un dibattito sul futuro delle scienze e delle pratiche organizzative: Sebastiano Bagnara, Emilio Bartezzaghi, Patrizio Bianchi, Giovanni Costa, Giorgio De Michelis, Gianfranco Dioguardi, Alfonso Fuggetta, Marcello Martinez, Paolo Perulli, Gianfranco Rebora, Alessandro Sinatra, Michele Tiraboschi.

 

L’alternativa impossibile
L’idea socialdemocratica di Antonio Cariglia tra Italia e Europa negli anni della “prima” Repubblica
di Simone Visciola

TRAMA:

Antonio Cariglia (1924 -2010) è stato un protagonista di primo piano della lunga e travagliata storia del socialismo democratico italiano. Dopo aver svolto una intensa attività sindacale, per molti anni fu l’unico rappresentante italiano al Bureau dell’Internazionale socialista (dove si spese, prima, per l’ingresso dei socialisti italiani e, più tardi, del PDS). Lunga fu anche la sua attività di deputato e senatore in Italia e di eletto al Parlamento europeo, e decisivo fu, in non pochi frangenti, il suo ruolo di dirigente politico del PSDI: strenuo assertore della riconciliazione fra le forze divise del socialismo italiano, a lui si deve l’invenzione, nel 1966, della “bicicletta”, il simbolo dell’unificazione socialista che diede vita alla breve esperienza del PSU, partito di cui fu vice-segretario. Operò per il rientro di Giuseppe Saragat nelle dinamiche interne del PSDI dopo il settennato al Quirinale. Assunse la guida politica e morale di un sole nascente travolto dagli scandali, lacerato da interminabili lotte intestine, nel disperato tentativo di salvarlo dall’estinzione mentre crollava la “Repubblica dei partiti”. Legato indissolubilmente a Saragat, sin dall’esperienza fondativa di Palazzo Barberini, Cariglia espresse con chiarezza e perseguì con coerenza, senza soluzione di continuità, la sua idea socialdemocratica e riformista di cui questo libro traccia la traiettoria: riunire tutte le forze del socialismo italiano in una “Casa comune” e costruire una grande forza socialista, democratica e laica di alternativa in grado di “sbloccare” un sistema politico forgiato, dal 1948, sull’asse DC – PCI. Convinto del fatto che, dopo il 1989, i comunisti potessero finalmente avviarsi sulla strada della socialdemocrazia, Cariglia tentò sino all’ultimo di convincere Craxi e il PSI a costruire un fronte socialdemocratico e laico, sperimentato con successo in diverse realtà dell’Europa occidentale e mai in Italia. Perché, secondo l’ultimo timoniere del piccolo e sinistrato PSDI, rendere possibile quell’alternativa avrebbe non solo permesso di aprire al cambiamento, ma fors’anche di evitare il collasso della “prima” Repubblica.

 

L’uccellino bianco
con uno scritto di Beatrice Masini, a cura di Giovanna Mochi, traduzione di Carla Vannuccini
di James M. Barrie

TRAMA:

Se la storia di Peter Pan e della sua Neverland fa parte dell’immaginario di tutti noi, meno noto è invece il romanzo che di Peter Pan costituisce l’atto di nascita, L’uccellino bianco, un “romanzo per adulti” che, come i tanti altri scritti da Barrie, ruota intorno al tema dell’incapacità di accettare la fine dell’infanzia.
Raccontata in prima persona da un narratore di mezza età, nel quale è ben ravvisabile l’alter ego dell’autore, è la storia dell’amicizia – intensa, bellissima e a tratti dolorosa – tra lui e il ragazzino David: insieme inventano scherzi e giochi, ridono e piangono, e si raccontano storie. Una di queste, che occupa la parte centrale del romanzo, è la fiaba di Peter Pan nei Giardini di Kensington, che in seguito volò via, come il suo piccolo protagonista di soli sette giorni, dal romanzo-casa in cui era nata, e fu sempre pubblicata da sola, godendo del successo planetario e inarrestabile dell’altro Peter Pan, il “ragazzo che non voleva crescere”, e delle sue magiche avventure. Mentre cadeva nell’ombra – e ancora ci resta – quell’Uccellino bianco che gli ha dato vita: un romanzo strano, ricco, originalissimo, commovente e ironico, comico e drammatico, scritto in un linguaggio innovativo fino al paradosso, in cui le voci e le storie del bambino e dell’adulto si cercano e si incontrano, si sfidano e si mescolano in una struttura narrativa anch’essa fluida ed eterogenea, che sembra voler scardinare dall’interno la forma “adulta” del romanzo realistico ottocentesco per far posto alle forme e alle parole del gioco, dell’improvvisazione e della fantasia. Un “mondo di mezzo”, la cui cifra è quella di una doppia voce che lo attraversa e lo racconta: tra romanzo e fiaba, tra adulti e bambini, tra male e bene, riso e pianto, sogni e risvegli. E tra la vita e la morte, come i “bambini perduti” che Peter Pan porterà con sé nell’Isola che non c’è.

 

Perché ci siamo salvati
postfazione di Alessandro Piperno
di Claudio Bondì, Stefano Piperno

TRAMA:

«Perché lo facciamo? Per rispettare la necessità della Storia, che non ha bisogno soltanto di accadimenti straordinari ma vive della vita segreta delle persone, del riflesso che i grandi fatti hanno su quanti ne sono stati vittime ed eroi insieme». Forti di questa convinzione, Claudio e Stefano, cugini romani, rievocano ciò che hanno conosciuto solo attraverso il racconto di nonni e genitori: quanto avvenne in Italia dai primi decreti antiebraici del 1938 alla Liberazione. Per ritrovare le proprie origini, scelgono di avviare una fitta corrispondenza in cui rivivono quegli anni tra memoria collettiva e ricordi familiari, note personali e preziosi documenti, in particolare il diario tenuto in quei terribili mesi da Maurizio Bondì, padre di Claudio, le cui parole interrogano, decifrano, citano. Sorprendentemente, ciò che ne ricavano non è affatto il plumbeo resoconto di un precipitare nell’abisso né uno sconfortato chiosare su un tragico destino, ma l’esatto opposto: una vitalità che le pagine stentano a contenere, una quotidianità gioiosa fatta di oggetti, stoffe, arredi, ricettari, di relazioni, scorci e paesaggi che appartengono a un’Italia ormai scomparsa. Tra ricostruzione storica e riflessione sul significato della memoria, gli autori restituiscono intatti la tenacia e l’entusiasmo di quei ragazzi che trasformarono la debolezza in forza e non permisero che fossero l’angoscia o il risentimento a dettare l’agenda emotiva dei loro anni a venire. Un flusso di coscienza che non si interrompe, masi lega alle riflessioni che Alessandro Piperno, figlio di Stefano, ha voluto consegnare a un lungo testo conclusivo, nella consapevolezza che «non c’è nulla di più ebraico di un commento al commento: lo sfrenato dialogo intergenerazionale in cui la memoria si mescola all’eloquenza, l’eloquenza al sentimento, il sentimento alla storia».

 

L’Italia immaginata
Iconografia di una nazione
di Giovanni Belardelli

TRAMA:

ll racconto iconografico di una nazione fa parte dell’identità di un popolo come le parole dei poeti e le ricorrenze storiche. Dai francobolli ai monumenti, dai volantini politici alle opere d’arte, in ogni epoca le comunità nazionali
mettono in scena e adattano l’immagine che hanno di sé, riproducendola in una miriade di forme e significati diversi. In particolare, anche per rappresentare il Belpaese si è fatto spesso uso di archetipi femminili che affondandano le proprie radici nell’antichità, ben prima che la moderna idea di nazione facesse la sua comparsa. Da certe raffigurazioni sulle monete greche alla Libertà che guida il popolo di Delacroix, queste immagini, benché segnate da discontinuità e battute d’arresto, hanno accompagnato alcuni dei passaggi cruciali della storia europea. Ma se in altri paesi tale evoluzione è da tempo studiata e approfondita, la debolezza del processo
di unificazione in Italia ha spesso posto in secondo piano l’importanza di allegorie così potenti. Con l’aiuto della ricca e approfondita introduzione di Giovanni Belardelli, che ripercorre una storia per immagini lunga due millenni, i saggi contenuti in questo libro accompagnano il lettore in un percorso inedito alla scoperta delle «donne immaginate» che hanno impersonato l’Italia: dalle loro origini orientali alla canonizzazione della donna turrita nell’Iconologia di Cesare Ripa, dall’esaltazione risorgimentale della patria «bella e perduta» nei ritratti di Hayez all’Italia madre e guerriera della propaganda fascista, fino ad arrivare, nel secondo dopoguerra, a Miss Italia e alle dive del cinema popolare.

 

Il corpo e lo sguardo
L’attore nel cinema della modernità
di Alberto Scandola

TRAMA:

Recitare, nel cinema della modernità, non significa più soltanto imitare gesti e movenze di un personaggio immaginario, ma anche esibire davanti alla cinepresa l’opacità di un corpo che spesso vive la propria vita, e non quella del personaggio. I cineasti analizzati in questo libro – da Rossellini a Cassavetes, da Antonioni a Godard, da Wenders ad Akerman – non rinunciano a raccontare delle storie, ma fanno in modo che queste storie risultino la secrezione dei personaggi, e non il contrario. Gli attori, a loro volta, – è il caso di Delphine Seyrig, Jean-Pierre Léaud, Marcello Mastroianni e molti altri – si offrono allo sguardo della cinepresa come materiali da modellare, portando alla finzione la loro verità e interrogandosi sulla natura ambigua del loro dispositivo.

 

 

 


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