Buon pomeriggio amici del mondo,
oggi sono qui per parlarvi di un nuovo romanzo entrato da poco in casa NPS Edizioni e, stavolta mi trovo tra le mani un genere cui mi sento a mio agio.
Ormai sapete bene come la penso, non è un mistero che secondo me questo genere viene spesso tralasciato, conta poco e sopratutto le nuove generazioni non sanno nemmeno cosa significa emozionarsi in poche righe.
Cosa c’entra tutto questo?
Ebbene il libro di cui andremo a parlare è Un gioco che non sono io di Elisa Cordovani edito da NPS Edizioni.
TITOLO: Un gioco che non sono io
AUTRICI: Elisa Cordovani
EDITORE: NPS Edizioni
GENERE: Antologia poetica
SERIE: No
PAGINE: 63
DATA DI USCITA: 2020
FINALE: Auto conclusivo
“Un gioco che non sono io” è una silloge poetica contro la violenza di genere. Una presa di posizione, per ricordarci quanto siamo fragili, vittime o carnefici dei nostri chiaroscuri e di quelli degli altri. Un invito a comprendere di quale “gioco”, psicologico e fisico, siamo succubi. E a tirarcene fuori. A dire NO, scegliendo l’amore per se stessi e per gli altri. Le poesie di Elisa Cordovani raccontano in modo lucido, profondo, straziante e lenitivo insieme, lo stupro non di un corpo, non di una mente, ma di una vita intera. Le donne ritratte nei versi vanno fino in fondo al proprio dolore, per capirlo, ma soprattutto per essere consapevoli di potergli sopravvivere. Sono donne che si trasformano nella vergogna che provano, nelle lacrime che pensano di non aver diritto a versare, negli occhi feriti dei loro padri e madri. Donne, i cui volti e pose, ritratti da Alice Walczer Baldinazzo, sono figure magnifiche che si fanno amare e ripudiare al medesimo tempo, senza che si riesca a dimenticarle.
Prima di partire devo dire che, secondo me non poteva esserci titolo più azzeccato di questo, pur se inizialmente non lo si capisce. Beh, abbiamo una piccola prefazione dove ci viene spiegato cosa intendessero dire e trasmettere e… beh, se ci si pensa la parola gioco stessa ha più significati.
In questo volume sono racchiuse tutte poesie che hanno come tema principale il gioco, inteso a livello mentale, fisico e che vengono collegati al mondo della violenza. Dapprima si intuisce il gioco come quello che ci ricorda i bambini, ma stavolta con la voce di Elisa Cordovani questa parola assume un altro significato.
Andiamo e scopriamolo insieme.
In queste poesie l’autrice vuole far presente non solo che il tema della violenza riguarda tutti, che è presente, che se ne deve parlare e non ignorare i segni. Beh, un gioco rimane tale solo quando non si finisce per fare del male, ma quando le regole cambiano bisogna cambiare anche la nostra visione su di esso, dire basta e combatterlo, ma non è così facile.
In questo breve volume abbiamo la presenza delle donne che vengono descritte in varie loro fasi della vita, li vediamo in situazioni più vulnerabili di altre, li vediamo forti tanto da reagire, ma sconfitte e deluse per non esserci riusciti.
Cosa significa? Che siamo donne a 360° quindi si cade e ci si rialza, talvolta anche si cade e non ci si rialza e nessuno deve essere li a giudicare, bensì a darti una mano per sollevarti.
Come dicevo all’inizio in qualche modo la prefazione, persino la trama stessa prepara il lettore a quello che leggerà, lo invita a non leggere semplicemente ma a sentire quelle parole come se fossero sue, come un grido di aiuto per chi non ha la forza di farlo. Un piccolo volume che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita, sopratutto perchè la tematica principale riguarda tutti ed è ancora oggi più presente che mai.
Nessuno è debole, ma tutti sono vulnerabili anche i più forti.
Leggendo questo volume è come essere trasportati in un lungo viaggio emotivo, fatto di grida, dolore, strazio, pianto e tutte quelle emozioni che si provano nel sentire sulla pelle le parole descritte da Elisa Cordovani. Un libro che non solo ha una copertina semplice ma ben curata, dove anch’essa si mostra essere coordinata con il tema e il titolo scelto, bensì anche perchè quell’immagine stessa racchiude l’intero tema trattato dall’autrice, proprio come le illustrazioni che si trovano all’interno che accompagnano le poesie e danno una carica maggiore.
Questa è una raccolta importante, che ha come sfondo parlarne, dare la forza ma in qualche modo io l’ho interpretato anche come una sorta di denuncia, di non far passare inosservati questi crimini.
Parlando invece dello stile dell’autrice devo ammettere che è molto ritmico, articolato e spesso mi sono trovata a chiedere se non avessi capito male io, pur se questo stile è perfetto per il messaggio che l’autrice ha voluto trasmettere.
Non è facile parlare di violenza, come non lo è sentire il telegiornale, le notizie eppure è quello dove siamo maggiormente inondati, ma chi lo ascolta davvero?
Le poesie hanno tutti un tema principale, ognuna è legata all’altra pur se sono singole poesie, in più c’è ne una che mi ha colpito molto, anzi direi più di una le poesie che Elisa Cordovani ha dedicato ai genitori di Elisa Amato, una meravigliosa donna uccisa nel 2019 a Prato, un’altra vittima del Femminicidio.
La lettura di queste poesie come dicevo prima sono intense, emozionanti e commoventi, ognuna di noi sente qualcosa di diverso, ma qualsiasi lettore avrà una cosa in comune con un altro: l’urlo di dolore, la voglia di dire basta e il coraggio di parlare per fermare tutto questo.
Che dire lo consiglio?
Sì, decisamente è un libro che deve essere letto, non è facile e presenta scene, momenti ed emozioni dure e crude, ma bisogna sentire queste parole, capire e sicuramente parlarne.
Tutti hanno bisogno di una voce!
Alla prossima.
La nostra valutazione…