Buon pomeriggio readers,
continuiamo la nostra scalata, scherzi a parte, con questo libro che ho appena concluso, scelto e letto per una delle tracce della book challenge del blog “Toglietemi tutto, ma non i miei libri”.
Non nascondo che la scelta è avvenuta per caso, non amo particolarmente il calcio come sport, io sono più da pallavolo, ma ammetto che questo libro mi ha colpito su diversi fronti.
Perché? Beh, potrei anticiparvi qualcosa, ma… no dai.. scendete più in basso per scoprire qualcosa di più.
Il libro in questione è “Il mio amico Leo “ di Francesco Ceniti e Leonardo Bonucci edito da Baldini+Castoldi.
Titolo: Il mio amico Leo
Autori: Francesco Ceniti e Leonardo Bonucci
Editore: Baldini+Castoldi
Genere: Narrativa/ragazzi
Serie: No
Pagine: 283
Data di uscita: 3 ottobre 2019
Finale: Autoconclusivo
Andrea è di Firenze, ma vive da poco in Brianza, ed è un ragazzino come tanti altri. Frequenta la seconda media, a scuola se la cava, cerca di non dare pensieri alla mamma, soprattutto da quando il papà, il suo eroe, se n’è andato in cielo troppo in fretta. Il calcio è la sua grande passione (gioca difensore nella squadra della sua cittadina). La Juventus, la sua squadra del cuore. Leonardo Bonucci, il suo idolo. Ed è proprio a lui, al suo amico Leo, che Andrea, in difficoltà perché preso di mira da una banda di bulletti chiamata «I Teschi» – così si facevano chiamare Giovanni, il capobranco alto e massiccio da sembrare un adulto, e i suoi amici – chiederà aiuto. Una storia di coraggio e amicizia contro le ingiustizie e le prepotenze. Prefazione di Walter Veltroni. Età di lettura: da 10 anni.
Sto ancora ripensando cosa mi ha spinto nella scelta di questo libro e… beh, è stato il caso, ma non posso che esserne felice e grata. E’ vero, l’età di lettura gira intorno ai 10 anni e io ne ho qualcosa in più, ma vedere come due scrittori sono riusciti a integrare dei temi difficili, intensi e profondi è stato molto bello.
Non conosco nessuno dei due autori, ma l’altro è il difensore della Juventus e questo era il suo primo libro. Ogni cosa mi ha colpito, ma quello che mi ha permesso – e lo dico del tutto soggettivo – è stato la breve dedica all’inizio:
“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall’altruismo e dalla fantasia.
Francesco De Gregori, La leva calcistica della classe ’68”
Perché questo vale un po’ per tutti. Non si giudica!
Una persona non lo si vede per come si veste, per come parla ma per quello che fa e quello che dimostra.
Anche se poi alla fin fine una cosa deve risaltare più delle altre, ognuno può essere chi decide di essere (scusate la ripetizione) e in ogni caso non va giudicato nessuno!
Il protagonista è Andrea, un ragazzino che non solo si trova in un’altra città, Minusco, una città piccola che ha di per sé una mentalità chiusa, ma dovrà anche affrontare le conseguenze di un trasloco, dei nuovi compagni di scuola e una tragedia che lo segue e che ha vissuto da vicino e in prima persona.
Un dolore ancora fresco di cui sta facendo i conti e di una lotta per tutto ciò che significa, soprattutto ricostruire una nuova vita.
Una delle cose che mi ha colpito è stato leggere delle emozioni e delle sensazioni di Andrea per la perdita del padre, per quel trasferimento contro la sua volontà e dei cambiamenti che la sua vita stava subendo.
Non c’è luce, almeno è quello che pensa per un po’, ma una parte imponente, forte e predominante gioca il suo sport preferito e la sua passione: il calcio.
Lui ha già le sue idee chiare, vuole diventare il miglior difensore e perché no, sarebbe bello e fico esserlo anche per la sua squadra del cuore, ovvero la Juventus proprio come il suo idolo.
Quello sport per lui non è solo un’occasione per socializzare, cosa che non sempre può essere facile soprattutto quando sei il nuovo arrivato, ma gli serve come valvola di sfogo.
Ammettiamolo che in diverse situazioni, nei nostri stati d’animo ognuno di noi ha un rituale, che lo aiuti e beh… quella di Andrea è il calcio.
Credo che uno dei temi importanti, sui cui gli autori si sono soffermati e ne hanno parlato molto con l’obiettivo di, non solo dare al lettore un punto di vista diverso da quello di un adulto, ma che permettesse anche di far riflettere.
Gli autori hanno avuto il coraggio e l’audacia di scrivere una storia potente, emozionante e che commuovesse, indipendentemente dall’età del lettore.
Il tema che hanno affrontato oltre al calcio, passione del protagonista ma anche il lavoro di uno dei due scrittori, ovvero Leonardo Bonucci, è quello del bullismo.
Conosciamo bene tutti questo argomento o, almeno dovremmo farlo; spesso ci troviamo davanti delle vittime e non riusciamo a vederlo, altre,invece, non vogliamo vedere. Il bullismo è un altro tema importante, che sfocia nei confronti dei più deboli, degli emarginati e di tutti coloro che non hanno la forza di ribellarsi.
In questo romanzo questo argomento è affrontato con il massimo garbo, con l’intenzione di far arrivare un messaggio al lettore, di “insegnargli” il comportamento giusto e soprattutto farlo riflettere.
Perché? Ehm… perché è ancor’oggi questo bisogno è ancora forte, perché non si può accettare che queste cose accadono ancora, ancora e ancora.
No, si dovrebbe dire basta!
Andrea si trova a difendersi da Giovanni, il bullo della scuola e dalla sua banda che lui chiama Teschi, ma non è solo questo che risalta, bensì il fatto che nessuno lo nota.
Il protagonista deve già affrontare tanto e non è facile andare a scuola con la consapevolezza che si verrà maltrattati e che comunque andrà la tua giornata non migliorerà mai. Si cerca di capire sempre il comportamento di chi compie questi gesti, di chi si nasconde dietro alla violenza e all’arroganza, ma a volte la risposta è semplice: è un bullo.
La situazione di Andrea si aggrava quando – per sua sfortuna – si trova a difendere una ragazzina, Greta, che in quel momento è presa di mira da Giovanni. Il problema non sta solo nel fatto che ha avuto il coraggio di ribellarsi, ma che Andrea in qualche modo “ha preso” qualcosa che lui voleva. Oh , sì beh, perché Giovanni è segretamente innamorato di Greta.
Avrebbero dovuto insegnargli che l’amore è una cosa e la violenza un’altra. Ebbene, quel momento, quell’unico atto ha dato vita a una serie di affondi, di agguati che diventano un incubo per Andrea, ma un divertimento per Giovanni e la sua Banda dei Teschi.
Quello che aggrava tutto questo, che fa venire quasi i brividi, è il fatto che nasconde tutto, che sta in silenzio quando succede, che subisce e che porta quei segni sul corpo senza mai farne parola con nessuno.
Tutti prima o poi abbiamo bisogno di toccare il fondo ed è così anche per Andrea. Ha una svolta che lo porta ad agire soprattutto quando rischia la cosa più importante per lui.
Una cosa – tra le tante- che colpisce il lettore, oltre al tema delicato è il modo in cui vediamo pian piano cambiate Andrea. Non nascondo che nessuno sarebbe riuscito a comportarsi in modo diverso in quelle situazioni, con quegli avvenimenti e quel carattere.
Come faccio a esserne sicura? Non lo sono, ma mi sono ritrovata spesse volte nei suoi panni, ho provato anch’io la cattiveria dei bambini e di chi ti prende di mira, ho provato emozioni e sensazioni che nascondevo al resto del mondo. Ho vissuto esperienze che mi hanno cambiata e fatta crescere, che hanno lasciato un segno in me e che, forse pur se non vorrei ammetterlo porto ancora.
La grande azione di Andrea lo porta in vantaggio, ha acquistato punti quando si è rivolto al suo supereroe per eccellenza. Una lettera scritta con il cuore, un grido d’aiuto con un testo in cui parla di sé, di chi è, cosa sogna, cosa vuole diventare e soprattutto ciò che sta succedendo.
La lettera parte e con quel gesto il suo mondo grigio e opaco inizia a colorarsi, così come la speranza cresce dentro di lui e una grinta che non gli manca perché sa che tutto sta per cambiare.
Beh, non ha la certezza al cento per cento, ma nemmeno può essere sicuro che la lettera arriverà a destinazione, ma lui ha fede.
Ognuno è artefice del proprio destino ed è così che avviene per Andrea. Il destino agisce quando meno se lo aspetta e lo sorprende ancora una volta.
Solo chi non si da per vinto vince.
La premessa l’ho già fatta, è un libro per ragazzi e ciò comporta un diverso linguaggio ma non banale anzi semplice e scorrevole così che la lettura procede in modo veloce ma graduale.
Uno stile alla portata di tutti, bambini e adulti, maschi o femmine, uno stile che permette al lettore di sentirsi parte di esso e rispecchiarsi in quelle frasi e situazioni; tanto da essere un vantaggio, un lavoro che gli autori sono stati in grado di regalarci.
Questo è un libro in cui si riceve e che non chiede nulla.
Un romanzo che Leonardo e Francesco hanno scritto per far capire ciò che significa il bullissimo, le conseguenze sulla vita di chi viene preso di mira e i rapporti tra genitori e figli non sempre perfetti.
E’ un libro che parla anche di amicizia, di avere le prime cotte e di una vasta gamma di sfumature sulla vita e sul crescere.
Un libro che non può mancare nelle vostre librerie,
che dovete leggere e condividere e,
un libro che va sentito, compreso e capito.
In poche parole è un po’ come…
il libro del cuore.