L’amico ritrovato di Fred Uhlman – Recensione

Buongiorno a tutti,
oggi con mia grande sorpresa e forse anche la vostra ( soprattutto di tutti coloro che ci seguono e mi conoscono) parlerò di un libro che non è proprio nel mio genere.
Beh, mi chiederete perché l’ho letto? Ebbene, come dicevamo all’inizio ( un post dove abbiamo aggiornato con le novità in arrivo) partecipiamo a una book challenge e dovevo scegliere un libro di un autore che compie gli anni a gennaio. Direte voi dove sta il problema… Ehm… ho scelto un autore che non avevo mai letto e con un libro classificato quasi come classico.
Ebbene, tutto questo sproloquio per dirvi che sono rimasta affascinata, anche se con qualche riserva dopo aver letto il romanzo L’amico ritrovato di Fred Uhlman edito da Feltrinelli , ma andiamo a dare un’occhiata più da vicino.

 

 

 

Titolo: L’amico ritrovato

Autore: Fred Uhlman

Editore: Feltrinelli (universale economica)

Genere: Classico/ romanzo di formazione

Serie: No

Pagine: 92

Data di uscita: 27 dicembre  2012

Finale: Semi chiuso 

Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L’uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. “L’amico ritrovato” è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, Spagna, Germania, Israele, Portogallo. Introduzione di Arthur Koestler.

 

Sinceramente ho finito il libro in pochissimo tempo, non mi aspettavo che mi prendesse tanto e non posso nascondere che seppure il libro è breve ha lasciato al lettore e quindi a me un senso profondo e intimo. Ad essere sincera leggendo la trama pensavo che il libro assomigliasse al bambino con il pigiama a righe e richiamasse qualcosa del diario di Anna Frank, ma in realtà ero molto lontano dalle realtà. La storia si ambienta in Germina nel 1933, i protagonisti sono due ragazzi sedicenni e tutto inizia tra i muri di una scuola:
Entrò nella mia vita nel febbraio del 1932 per non uscirne più. Da allora è passato più di un quarto di secolo, più di novemila giorni tediose senza scopo. […..] Ricordo il giorno e l’ora in cui il mio sguardo si posò per la prima volta sul ragazzo che doveva diventare la fonte della mia più grande felicità e della mia più totale disperazione.
Ci troviamo nel periodo dopo la prima guerra mondiale, nel momento di ripresa dove si sentiva poco parlare di seconda guerra mondiale e si vocifera già qualcosa su Hitler e Mussolini.

 

Una delle cose che mi ha colpito è stata quella che l’autore tramite le sue parole ha voluto far riflettere il lettore sull’amicizia, sul valore di ciò che significa essere amico e su tutti i sentimenti che due persone possono provare.
Non nascondo che i dubbi e le incertezze di Hans sono le stesse che ognuno di noi si pone quando si conosce una persona, quando si inizia a stringere un rapporto con lui/lei e quando nasce una bellissima amicizia.
Quello che mi ha colpito è stata la parola degno perché è così forte e carica di significa che ad un certo punto ti fa arretrare e chiedere, ma si deve davvero pensare a questo? Ehm… siamo nel 2021, ma quante volte ci siamo sentite inadeguati e fuori posto conoscendo una persona? Le domande di Hans sono le stesse nostre, sono quelle che ci portano a chiederci e a farci domande su domande, alcune dei quali ottengono risposte e altri rimangono in un angolo della nostra mente che forse un giorno avranno risposta. Ma quello che mi chiedo, cosa rende degno una persona?
Cosa rende adeguata una persona per essere amica? E questo mi ricorda tanto una frase del libro che forse in qualche modo appiana un po’ quei dubbi…
Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, primo poi, lo sarebbe diventato.

 

E dopo un momento iniziale, dove si è timidi, impacciati e dove non si è sicuri che quell’amicizia diventerà qualcosa d’importante arrivano le sicurezze. Ciò che mi colpisce è che il secondo protagonista, il ragazzo tedesco  Konradin poteva avere milioni di ragione di non diventare suo amico, veniva cercato da tantissimi ragazzi  del suo stesso rango, eppure lui scelse Hans.
Tra tante cose questa è una di quelle che mi ha colpito perché la loro amicizia è stata qualcosa di genuino, di nuovo eppure dolce e l’unica cosa che poteva ostacolare era solo il credo di Hans e il fatto che lentamente si iniziava a sentire quei tedeschi parlare in modo arrogante, spingendo la gente a seguire una certa corrente di pensiero.
Mi ha divertito molto vedere l’insicurezza di Hans perché in questo modo il suo personaggio è stato reale, qualcosa in cui tutti si potevano rispecchiare e quelle insicurezze erano dovuti più alla società in cui vivevano che alla loro amicizia. Immancabilmente come dicevo seppure nella sua brevità questo libro fa riflettere e, collegandomi al mio ultimo discorso mi viene in mente la citazione del libro
È quello che ci pareva più urgente era imparare a fare il mio il miglior uso possibile della vita, oltre, naturalmente, cercare di scoprire quale scopo avesse, se l’aveva, e a chiederci quale potesse essere la condizione umana in questo cosmo spaventoso e incommensurabile.
di cui lo stesso Hans sottolinea; stupendomi ancora una volta per quei sentimenti, le emozioni e le riflessioni tanto reali quanto veritieri.

 

E poi nel loro momento idilliaco, dove ognuno di loro condivide momenti, scene ed emozioni si ritrovano in disaccordo su questioni che forse, oggi come oggi i ragazzini di 16 anni non pensano, ma quella discussione scaturisse un po’ di nervosismo, di pensieri diversi che li fa litigare e allontanare.
Devo dire che se da una parte mi ha colpito Hans, dall’altra l’ha fatto anche Konradin perché entrambi i loro pensieri avevano dei ragionamenti corretti, anche se io da persona fedele e cattolica credo anche senza avere le prove e non nascondo che tante volte è difficile, ma avere fede significa anche questo.
Non si possono avere tutte le risposte, ma in qualche modo ciò che cerchi arriverà. Allo stesso tempo mi è venuto in mente una delle tante domande, ovvero cosa porta la fine di un’amicizia? Qual è la causa scatenante?
E beh, qui potrei aprire un lungo paragrafo perché ci sarebbe tanto da dire, ma penso anche che essere amici è qualcosa che talvolta va al di là dei propri credi, delle proprie certezze; è qualcosa che nasce dal cuore, che senti dentro e che non riesci a spiegare.

L’amico è colui che seppure ha idee diverse dalle tue ti sta accanto, si siede al tuo fianco e ti chiede di spiegarglielo, di fargli capire il tuo punto di vista perché lui/ lei è certo che la stessa cosa faresti tu.

 

Questa citazione del professore mi ricorda tanto quello che ci veniva detto a scuola, ovvero che si dovrebbe imparare dal passato, dagli errori commessi per avere un futuro diverso, ma prontamente l’uomo (senza distinzione di razza, genere o religione) commette gli stessi errori e non sono valsi a nulla le persone che persero la vita.
Ecco, questo verso mi fa anche tanta rabbia perché, nonostante i nostri tempi continuiamo ancora a ripetersi sbagli che avremmo dovuto imparare, eppure continuiamo a lottare per avere un futuro. Oh, beh, un futuro che dovrebbe già essere nostro.
C’è storia e storia dice lui, perché è vero, ognuno racconterà sempre la propria versione, ma solo le persone che l’hanno vissuta, che portano ancora i segni sulla pelle o nei propri ricordi potranno affermare con certezza la verità.

E poche pagine dopo Hans ci ricorda che bisogna fare attenzione prima di concedere la fiducia, purtroppo è così, ma quel pensiero l’ha rivolto ai tedeschi, a tutti, senza nessuna esclusione e se da una parte capisco anche quel tono duro, dall’altra mi ha ferito il suo non concedere il beneficio del dubbio almeno a Konradin.
Ehm… ma come dicevo prima, l’amicizia è a doppio senso, deve esserci equilibrio per far sì che un’amicizia duri e rimanga sempre sullo stesso piano, due persone unite che lottano per la stessa cosa.

 

E l’ultimo capitolo, dell’ultima pagina arriva la stroncata perché qualche domande rimane in noi, continuiamo a chiederci se non potevamo fare di più, se non avessimo sbagliato qualcosa ma poi il tempo ci da le risposte che cerchiamo.
Oh, beh, almeno era quello che si pensa perché talvolta veniamo stravolti da situazione che non potevamo prevedere.
Le vite di Hans e Konradin vengono separate ben presto, la loro amicizia appena nata ha qualche mese per rafforzarsi, ma un po’ gli eventi e un po’ il senso di protezione li portano su due strade lontane, ma se la distanza è uno dei fattori principali non è lo stesso per la loro amicizia.
Hans aveva le sue idee, erano convinto di essersi sbagliato, allo stesso tempo Konradin non fece molto per convincerlo che non era chi pensava che fosse, che la lontananza non aveva distrutto davvero il loro rapporto.
Hans ricevette la risposta che cercava, il libro finisce con un finale chiuso, eppure io da lettore ho percepito che qualcosa mancava, che doveva esserci una frase in più, ma in fin dei conti sappiamo tutti com’è andata no?

Un finale inaspettato: il trionfo dell’amicizia come valore

 

Un libro che consiglio, è bello capire un po’ dell’amicizia, sentirsi meno soli nel provare certe emozioni e certi sentimenti.
Una storia breve ma intensa che rispecchia ognuno di noi e che, alla fine pur non volendo lascia nel lettore un senso di irrequietezza ma anche di pace.
Alla prossima!

 

La mia valutazione…


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