Odore di sujo di Alfio Giuffrida – Recensione

Buon pomeriggio tuf lettori,
oggi vi presenterò un libro diverso dal solito, una collaborazione che abbiamo stretto con una nuova casa editrice  che continua ancora, questo è uno dei due libri che c’era stato proposto di leggere. Non nascondo che quando abbiamo avuto le altre richieste siamo rimaste sorprese perché non c’è l’aspettavamo, incredibile soprattutto perché questo ci permette di allargare i nostri orizzonti.
Di cosa sto parlando?
Oggi tratteremo il libro Odore di sujo di Alfio Giuffrida edito da Il seme bianco proveniente dalla collana Magnolia . Il romanzo ci porta a viaggiare, ci permette di riflettere e  ci lancia uno spunto del Sessantotto dandoci la possibilità di vedere quanto le cose sono cambiate, la crescita che è avvenuta ma anche il regresso che il mondo ha avuto.

 

 

Titolo: Odore di sujo

 

Autore:  Alfio Giuffrida

 

Editore:  Il Seme Bianco

 

GenereMystery

 

Collana: Magnolia

 

Pagine: 200

Data di uscita: 15 luglio 2019

Jennifer, nata in una famiglia dell’alta borghesia, è cresciuta nella convinzione della superiorità morale della propria classe rispetto alla plebe. Il mondo dei politici, in sintonia con quello dei magistrati, le sembrava al di sopra di ogni sospetto. Ma gli eventi, dopo averla ridotta alle luride favelas di Rio de Janeiro, le faranno cambiare prospettiva… Il romanzo è lo spunto per una riflessione sul Sessantotto, per capire se è stato uno straordinario momento di crescita civile oppure il trionfo della stupidità generalizzata. Da alcuni decenni, infatti, la moralità si è perduta: il sujo è appunto la puzza della corruzione, che circonda soprattutto la classe politica. Come sottolineato da Renato Minore nella prefazione, un «giallo che racconta e insieme ragiona su ciò che va narrando».

 

Prima di iniziare qualunque argomentazione devo confessare che non conosco questo autore, che quindi mi approccio al suo stile, al suo libro in modo aperto e del tutto nuovo; diversa è invece la situazione che posso dire per la collaborazione con La bottega Editoriale con cui abbiamo già collaborato. Questo romanzo al suo interno contiene un misto di generi, da quelli che vanno al thriller, giallo, azione e politica a quello di denuncia, ma ovviamente la vostra domanda potrebbe essere: è quale tra questi si avvicina di più? Beh, vi dico tutti perché è un romanzo che presenta tutte le linee guida di quei generi e che ha la capacità di lasciarci senza parole.
La trama stesso ci lancia degli indizi su ciò che andremo a leggere, ma in realtà non ci prepara per il grande impatto che il libro di Alfio Giuffrida avrà. Il romanzo ha una storia principale, ovvero quella di due ragazzi Alex e Jennifer alle prese con un mistero, alla ricerca dell’amico scomparso e poi ciò che fa da contorno a questa storia sono le ambientazioni, i personaggi e la critica verso quegli anni; la riflessione e in parte la denuncia di ciò che era e di quello che ci ha lasciato e che, talvolta nei momenti più bui vediamo ancora. E quindi… adesso iniziamo per davvero questa recensione, ma non l’ho già fatto ? Sì, ma adesso entriamo più nel clou del romanzo.

 

Prima di iniziare i veri e propri capitoli ci imbattiamo nella Prefazione del prestigioso critico Renato Minore il quale oltre a parlarci del libro ci sottolinea l’importanza del “Verismo Interattivo”, la nuova corrente letteraria che l’autore ha inaugurato.
Questa corrente si avvicina a quella del passato che conosciamo con Verga, ma in questo caso ci sono delle novità, aggiunte che in quegli anni non avremmo mai pensato. Alfio Giuffrida stavolta formalizza questa corrente con denunce sociali chiare verso la corruzione politica e verso la magistratura. Una novità che ci permette di riflettere ma anche di far sì che il lettore acquisti una marcia in più, cosa che da all’autore di certo numerosi punteggi a suo vantaggio.
Come dicevo Odore di sujo è un romanzo che racconta l’avventura di due ragazzi e che da al lettore il modo di riflettere su ciò che fu la corruzione post – sessantotto, ovviamente l’autore ha inserito eventi storicamente non veri, ma il modo in cui li ha trattati e svolti ci permettono di vedere una certa veridicità.

 

Il testo si offre come promotore per le questioni sociali e culturali anche attuali, leggere il libro ci aiuta a capire parte di quello che viviamo, perché è inutile negarlo ciò che Giuffrida ha denunciato e quello che spesso succede. Lui denuncia il sistema politico, soprattutto quello italiano, racconta di una degenerazione che collega all’effetto di deresponsabilizzazione scaturito nel ’68 e il tutto inserito nel filone letterario del Verismo interattivo.
Che cos’è? Una domanda che mi sono posta subito dopo aver sentito questo termine nella prefazione, la sua spiegazione è facile, si tratta di un movimento letterario tramite cui si riportano i fatti, gli eventi plausibili anche non veri con cui si ritrae la realtà. Questa spiegazione è quella basilare, ma questo ci permette di rendere chiaro ancora di più il pensiero dell’autore, ciò che lui ha fatto con il romanzo e quella che era la sua intenzione.
Non è difficile capire, un filone letterario che possiamo anche noi vedere nel 2020 senza che magari c’è ne accorgiamo ,è interessante anche la parte riguardante l’interattività, che ho cercato in giro fino a finire nel sito dello scrittore che afferma che ha creato un laboratori letterario dove gli scrittori emergenti contribuiscono pubblicando spezzettoni, estratti delle loro opere.
Beh, possiamo dire che quest’ultima parte è quella che mi ha colpito di più, perché spesso ci sono scrittori che si reputano superiori agli altri, soprattutto di uno emergente, invece questa iniziativa ci fa capire che sono tutte persone comune, indipendentemente dal numero di libri che hanno pubblicato.

 

Un libro davvero molto istruttivo, riflessivo e incredibile, ci sono milioni di cose di cui vorrei parlare, ma non posso espormi troppo per non rivelare tutto. Un’altra delle cose che ho preferito e che, a mio avviso è stato un altro punto in più per l’autore ( no che sto tenendo i conti) è quello che quelle conseguenze avvenute nel passato che avvengono e accadono qui, nel presente.
Si dice che la storia è maestra di vita, la stessa che dovrebbe insegnarci a non commettere errori, eppure basta accendere la tv o una radio e si può vedere/sentire quanto effettivamente non abbiamo imparato. Questo libro ci ricorda cosa è avvenuto, il caos che è stato generato spesso dalla paura ma anche dall’ignoranza, l’essere egoisti purchè altruisti e di vivere per se stessi pensando ai propri doveri prima di pretendere diritti.  La storia principale è quella che riguarda Jennifer e suo figlio Luis, la stessa che si svolge in un modo preso dall’immoralità e dalla corruzione soprattutto quella politica.
È una storia inventata ma che potrebbe essere vera, attuale, la stessa in cui possiamo e dovremmo rispecchiarci. Le emozioni che l’autore è in grado di regalarci sono tanti, molto del quale è dovuto al suo modo di scrivere, a quel testo sempre scorrevole, alle pagine che si sfogliano velocemente per la voracità di continuare e di sapere cosa succede dopo.
Ogni capitolo ci da nuovi avvenimenti che ci coinvolgono, chi più chi meno, ma siamo fissi a leggere perché dobbiamo scoprire la fine della storia, perché è scomparso, come, dove se e chi sono i complici. Le sorprese in questo libro sono davvero tante, tuttavia Alfio Giuffrida per alcuni momenti gioca anche con noi, ci fa mettere in dubbio se Alex farà quella fantomatica chiamata, se giustificherà l’operato del politico disonesto. Una cosa è chiara, come ho detto all’inizio questo romanzo contiene diverse generi, molti dei quali hanno aspetti più difficili da capire e seguire, difatti è questo uno dei modi che rendono il libro accattivante e una trama complessa, tanto da lasciare il fiato sospeso e da sorprenderci, anche quando pensavamo di aver capito.
La voce che si fa sentire, che urla è quella di Alex, lo stesso che denuncia la corruzione dei politici italiani, gli stessi che sono collusi con la criminalità organizzata e questo ci verrebbe da dirci.. è dov’è la novità? Ebbene, l’autore ci racconta gli anni ’68 anzi post ’68, ma cosa c’è di diverso da oggi? Poco, forse niente,ma reputo che non si debba rimanere in silenzio, si deve parlare, avere il coraggio di dirlo e di difendersi. Un libro che fa scalpore, per i temi, le argomentazioni e la “denuncia” trattate.

 

Come dicevo ci sono due protagonisti, entrambi regalano al lettore emozioni diverse, simili ma non uguali, riflessioni mirate e un punto che spesso non riusciamo a vedere. La storia di Jennifer è una delle cose che mi ha colpito di più, la protagonista del libro non ha avuto una vita facile, ha subito numerose sofferenze, ma non si è mai abbattuta. È caduta, si è fatta male ma si è rialzata, anche quando le forze credevano di abbandonarla è tornata più forte di prima. Possiamo dire che il suo titolo è quello di lottatrice, ma anche guerriera e incredibile donna. Durante la lettura è innegabile appurare quanto Jennifer si mostri forte nell’affrontare tutte le palle curve che la vita le lancia e quanto,nonostante la paura, trovi il coraggio di aiutare suo figlio.
E poi troviamo anche il nostro secondo protagonista, Alex, che non ha un lavoro di spicchio, non è importante per la società eppure sa distinguersi. Lui è un meteorologo, seppure è un lavoro molto pacato il carattere del protagonista non lo è, perché quella figura a cui spesso non diamo importanza è quella che ci da un maggiore impatto nel libro.
Ci fa riflettere sugli eventi del ’68 notando ogni punto di vista da quello positivo a quello negativo come il caos nelle società, una delle cose che la storia ci ha insegnato e che prima o poi torna, proprio come un boomerang.
Ci sono diverse conquiste che mi hanno permesso di apprezzare questo libro, oltre lo stile dell’autore e quello che è stato in grado di fare nella descrizione dei luoghi in cui si svolgono le scene.
A me bastava chiudere gli occhi per immaginarli, le descrizioni erano così perfette, dettagliate che ti sembrava davvero di essere là, in quei luoghi. Un modo che ancora una volta spinge il lettore a trovarsi in quelle strade, come per esempio a Rotterdam all’Hotel New York, che lui descrive con un clima caotico di chi vive nella hall o, il lunghissimo tavolo bar, la scaletta verso il piano superiore dettagli che arricchiscono una lettura già meravigliosa. Questa è una delle tante perché poi ci sono le ambientazioni nelle favelas di Rio de Janeiro e di Kingston in Giamaica, che ci rendono ancora più dentro la storia, che possiamo vedere quello che avviene, anche se spesso questi posti si trovano anche nelle trasmissioni tv.
Leggendo il libro una delle cose per cui troviamo la conclusione e che… Sì, i politici sono corrotti, non c’è più rispetto delle leggi, ma spesso quel potere siamo noi a darlo tramite le elezioni, questo libro serve per farci capire che parte di questa denuncia è anche colpa nostra.

 

A volte reputo che i libri che leggiamo per piacere, quelli che non riguardano la storia spesso risultano più costruttivi. Un esempio è proprio quello di Giuffrida. Nel suo romanzo parla della rivoluzione culturale che investe tutti gli aspetti, nessuno escluso cosa che possiamo vedere nelle pagine del libro che va dalla famiglia, all’istruzione, alla politica, ai mercati ecc..
Il fermento che investe la comunità è a volte talmente brusco e violento da non essere capito fino in fondo dai giovani, i quali si ritrovano in un turbinio di novità di cui vogliono essere protagonisti.
Perché dico questo? È vero, mi metto in prima fila anch’io da giovane, spesso mi chiedo se potessi fare di più, e quando si tenta veniamo rimandati al punto di partenza e ci ritroviamo a fare non uno ma ben 10 passi indietro.
Quasi dalle prima pagine compare la figura di Giorgio, cognato nonché migliore amico del narratore, bene.. lui è il prototipo di tutti coloro che sono stati ingoiati, assorbiti dal ’68 perché con la sua posizione da intellettuale, Giorgio vuole aiutare gli altri.
I suoi insegnamenti sono confusi proprio come i suoi ideali, ma non c’è bisogno di fargliene una colpa dato che spesso non si ferma a spiegare ai giovani, ma se da una parte la storia evolutiva poteva crescere dall’altra abbiamo uno stop. Giuffrida crede nella Politica. La sua è una schietta denuncia che però non lascia spazio all’utopia, anzi la capovolge.
L’autore in questo caso non vuole solamente che il suo messaggio venga compreso, bensì che giunga fino al cuore cosa che ci certo ha fatto con il suo libro, almeno per me.

 

Un libro veramente interessante, questo libro tocca molti argomenti, tutti interessanti.
La corruzione della politica è solo il tema principale, si parla poi della rivoluzione culturale del sessantotto, quella che per chi l’ha vissuta ha lasciato un segno di gioia e di rinnovamento e per chi non si è trovato lì l’ha appresa dai nonni o dai libri.
Siamo a più di 50 anni di distanza, ma la domanda che nasce spontanea è: cosa è cambiato? La risposta giusta è tutto, ogni cosa è cambiata, ma la risposta completa sarebbe tutto, pur se molte delle cose sono rimaste le stesse, in meglio e in peggio.
Dunque era meglio non farla? Non so, i ragionamenti da fare sono molti, forse è proprio il libro che ci spinge a fare queste riflessioni, che ci mette in dubbio e che ci “costringe” a cambiare davvero.
Leggendo Odore di sujo ci si sente al centro dell’avventura, veniamo travolti dagli eventi, gli scenari e da mille emozioni di cui l’autore è complice. Lui ci ha regalato effetti inattesi, ci ha fatto essere cuore a cuore con i personaggi fino alla fine.
Il penultimo capitolo l’ha intitolato “La svolta” questo lasciandoci intendere che il finale era vicino, che avremmo raggiunto la nostra conclusione, ma leggendo questa parte ci rendiamo conto che non è davvero così o, è solo la nostra percezione? La sorpresa spiazzante arriva nella finale, quando tutto viene a galla, ogni frase riceve il suo punto, i protagonisti e i lettori giungono alla linea di arrivo.

 

 

Lo consiglio questo libro? Sì, decisamente, soprattutto perché ci fa riflette, ci mette davanti a situazioni che non dobbiamo nascondere o temere ma di cui dobbiamo parlare. Bisogna fare dei cambiamenti e i primi a farlo dobbiamo essere noi.

 

 


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