Con il casco azzurro verniciato a spruzzo di Alessandra Giorgi – Recensione

Buon pomeriggio tuf- lettori,
Ed eccoci qui un altro nome coniato per voi, ammetto che l’idea è stata mia,e lo trovo davvero divertente e quindi…Beh, ogni tanto è bello ricordarlo.
Di che libro parliamo oggi? Ebbene, abbiamo un romanzo che potremmo considerarlo un autobiografia, un’autrice che mi ha davvero fatto riflettere, che mi ha portato con sé nel racconto della sua storia.
Chi è? Se proprio insistete *ride* la mia recensione sarà su Con il casco azzurro verniciato a spruzzo di Alessandra Giorgi Edito da Pub Me, proveniente dalla collana Policromia.
Scorrete in basso per assaporare – almeno lo spero- attraverso le mie parole questa incredibile romanzo.

 

 

 

Titolo: Con il casco azzurro verniciato a spruzzo

Autore:  Alessandra Giorgi

Editore: Pub Me

Collana: Policromia

Genere:  Narrativa

Serie: No

Pagine: 80

Data di uscita: 22 dicembre 2018

Finale: Autoconclusivo

Questa è la storia di un uomo, un padre e un marito, con un carattere non comune, non sempre facile, ma curioso del perché di ogni cosa, forse anche per quella deformazione professionale di un chimico di laboratorio: egli vive intensamente la sua vita tra moglie, figlie, nipoti, lavoro e la passione per le motociclette. Malato da qualche decennio, dentro e fuori dagli ospedali, più e più volte con la vita appesa a un filo , il protagonista consuma pian piano le sue nove vite, come le nove vite di quei gatti che ammira e che non a caso fanno parte del suo quotidiano; intanto porta avanti una sua riflessione personale sul senso della vita, e sul modo di affrontare l’arrivo inevitabile della morte. Per anni pensa e medita, “impara a vivere”, fin quando sente che è arrivato il momento in cui può accettare di morire.

 

Lo ammetto, le nostre collaborazioni ci portano sempre alla scoperta di storie incredibili e quella di cui vi parlerò oggi è qualcosa d’intenso, intimo ed emozionante. Questo romanzo come avevo anticipato è una sorte di autobiografia, l’autrice dedica la maggior parte del libro alla riflessione sul tema della fine della vita, al rapporto tra padre e figlia circondato dalle emozioni, dal passato, presente e futuro. Questo libro accetta la grande responsabilità di stare accanto a chi ha scelto una morte dignitosa, una toccante riflessione sul significato della vita, su ciò che si lascia e su ciò che è stato fatto.
Direi di iniziare perché questo era solo l’inizio.

 

Il tempo, è una di quelle questioni che spesso ci condizionano perché il termine stesso ha numerose sfumature che talvolta non comprendiamo nemmeno. In questo libro una delle cose che risaltano di più è proprio il tempo, non è solo quello che ci fa vedere Giorgio il nostro protagonista ma anche Tata, come chiama lui la figlia, è un racconto se possiamo dire contro e verso il tempo.
Lo so, è una cosa scorretta da dire, ma in entrambi i casi è ciò che descrive meglio questo romanzo nella sua complessività.
Da una parte abbiamo Giorgio che corre contro il tempo perché dopo una vita passata tra il lavoro, la famiglia e la sua passione per le motociclette si trova a un punto fermo nonostante le sue infinite energie.
E dall’altra parte abbiamo Tata e Giorgio che vanno verso il tempo, che significa? Nel senso che padre e figlia non hanno tanto tempo a loro disposizione, un fattore sfavorevole soprattutto perché era da poco che avevano fatto pace.
Di certo quello che entrambi si aspettavano non era questa corsa contro il tempo, Giorgio non è un uomo sano, sta male e tutte le prescrizioni non sono più efficaci e dopo una vita in movimento decide di fermarsi e decide lui come volersene andare, quando e come.

Sì, decisamente questa parte ha avuto un grande impatto per me e sicuramente anche verso il lettore.

 

Per me questa frase ha un che di poetico perché è intensa e profonda, rappresenta parte di ciò che significa anche la vita.
Spesso si corre, si ha una vita frenetica in mezzo al caos e poche volte ci si ferma a riflettere, si rimane in un posto in silenzio ascoltando ciò che ci circonda.
Questo libro permette al lettore di comprendere il significato della vita, del tempo, il silenzio e tutte quelle emozioni che magari diamo per scontato come passare del tempo in famiglia, di stringere il rapporto tra padre e figlia, o quello di madre con i figli. Dall’altra parte però questa frase ha anche un altro aspetto, ovvero che bisogna anche ascoltare, bisogna davvero sentire quello che viene detto senza essere prevenuti perché questo porta a vivere in meno momenti della vita che non torneranno più.
L’autrice ci riserva diverse situazioni, ci fa vedere quanto il rancore può allontanare due persone che si vogliono bene ma che non sono capaci di dirlo, che la vita è breve e che bisogna viverla e che, l’amore può rendere la fine di una vita più affettuosa, confortevole e sicuramente un modo per rendere omaggio a ciò che si è passato.

Le grandi decisioni della vita definiscono chi si è, cosa si vuole essere e chi si vuole diventare.

 

Questo romanzo ci porta a riflettere su tantissimi tempi così come ci da delle lezioni di vita, anche se mentre leggiamo non c’è ne rendiamo conto. Giorgio e Tata stanno imparando a fare prezioso il tempo che trascorrono insieme, ci portano con loro nel passato attraverso dei flashback, poi con loro nel presente facendoci vedere come le loro vite sono cambiate, cosa hanno deciso di accettare e a cosa non avrebbero rinunciato e poi… quando meno c’è l’ho aspettiamo ci troviamo a vedere il futuro con i loro occhi, spesso tristi per ciò che esso significa. Per me questa frase è importante, profonda è intensa perché ci dice come vivere, ci anticipa quello che possiamo trovarci ad affrontare, quello che abbiamo superato e come potrebbe essere la nostra vita dopo le scelte prese.
Tata si rende conto che la sua vita è diversa da quella che si aspettava, si trova ad affrontare il suo passato, deve fare i conti con il presente e la scelta del padre e abbiamo uno spiraglio del suo futuro pieno di emozioni.
Giorgio invece ci porta con sé nella sua vita passata, ci fa vedere l’uomo che è diventato, il marito e il padre che è grazie e in parte alle sue esperienze e anche lui si deve confrontare con la sua malattia. La sua scelta è quella che mi ha lasciato di più sorpresa, questa strategia dell’autrice ci ha permesso di avere una visione a 360 gradi della vita e di tutte le emozioni che porta con sé.

 

L’uomo ha vissuto una vita con l’acceleratore premuto fino in fondo, e comprende che è ora di lasciarsi andare, e in questo non c’è codardia né tradimento. Con il casco azzurro verniciato a spruzzo è un romanzo delicato e struggente, una storia tratta da un’esperienza di vita vera che parla di cambiamento e di accettazione, di amore e di morte; una riflessione sul potere che abbiamo sulla nostra vita ma anche sulla vana illusione di poter controllare tutto.
Un’altra parte che in questo romanzo abbiamo visto e che, diciamo non passa in secondo piano è il rapporto tra Giorgio e Isa la sua seconda moglie che si vede un’evoluzione sentimentale, poi quello tra Isa e Tata che, seppure non è la madre il loro rapporto è molto delicato e dolce; infine abbiamo quello di Tata con il marito, i figli e la sua famiglia. Quello che mi ha colpito molto, in campo di sentimenti è stato l’ulteriore rapporto familiare, ovvero quello di Tata con i suoi figli, ci sono state tantissime scene che mi hanno emozionate, altre che mi hanno commosso e sì…. Un libro che racconta la storia di due legami, di una famiglia e di due vite.

 

Questo romanzo breve ma intenso riesce a descrivere e rendere con grande profondità la relazione affettiva tra una figlia e il padre, così come quello tra una madre e i suoi figli, tanto che ci porta ad esplorarlo insieme. Nel momento in cui ho iniziato a leggere, ammetto che non mi aveva colpito, se non fosse stata una collaborazione probabilmente non sarebbe stato considerato, un’altra cosa che non pensavo fosse possibilità il mio coinvolgimento in questo romanzo. L’autrice mi ha conquistato del tutto, non mi aspettavo tanto soprattutto perché l’inizio del libro non mi aveva esaltato cosa che, devo dire è cambiata nel finale.
Non posso negare che mentre leggevo il libro sono entrata in sintonia con Giorgio, un uomo che aveva vissuto, che aveva preso una decisione e che ne avrebbe dovuto affrontare le conseguenze e… e non solo mentali, fisiche ma anche sentimentali; dall’altra parte mi sono sentita emotivamente legata a Tata, a quelle emozioni represse, ai sentimenti sull’affrontare il passato e ad una scelta di cui non aveva potuto prendere parte.
Ho percorso con loro i passi in un cammino complesso, dolce e commovente.
Un libro che consiglio caldamente 😉

 


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