La visione universale del mondo. Per la rivoluzione inclusiva di Alessandro Giraudi – Recensione

Buona sera readers,
Oggi piove e mi infastidisce perché pur non potendo uscire mi sarebbe piaciuto fare sport nel mio giardino, ma non mi abbatto perché vedo il lato positivo.
Qual è? Ebbene, oggi andremo a parlare di un libro che, nonostante non rispecchi del tutto il mio genere di lettura mi ha colpito per i temi trattati e l’incredibile lavoro dell’autore. Ve lo ripeto spesso, ma è vero che spesso le collaborazioni con autori o case editrice ci portano alla scoperta di libri meravigliosi che, diversamente non avremmo letto. E questo il caso? Ovviamente sì 😉
Beh, oggi parleremo del libro ” La visione universale del mondo. Per la rivoluzione inclusiva” di Alessandro Giraudi, un libro che racconta una riflessione filosofica su tre temi importanti e intrecciati quali, la realtà del mondo reale, Dio e il divenire delle cose
E… Beh, questo e’ solo l’inizio!

 

 

Titolo: La visione universale del mondo. Per la rivoluzione inclusiva

 

Autore: Alessandro Giraudi

 

Editore: Armando Editore

 

Genere: Psicologia e Filosofia » Filosofia occidentale e Storia della filosofia » Filosofia occidentale: dal 1900

 

Pagine: 464

 

Data di uscita: 27 Agosto 2019

 

  

 


L’opera è una riflessione filosofica su tre temi fondamentali strettamente intrecciati: la realtà (il mondo reale), Dio e il divenire delle cose. La tesi che l’autore intende dimostrare consiste nell’affermazione dell’esistenza di una visione universale della realtà e di Dio, condivisa da tutte le coscienze umane, a prescindere dalla loro collocazione geografica e storica. In questo studio si evidenzia che l’immagine universale del mondo è la radice comune del realismo e dell’antirealismo filosofici, ed è anche la chiave per giungere alla loro possibile conciliazione, attraverso un nuovo tipo di filosofia che l’autore definisce “inclusiva”. Il concetto di inclusione è infatti fondamentale per tentare di comprendere l’essenza della realtà e di Dio. Si propone, inoltre, una particolare interpretazione del mutamento delle cose, volta a confutare la tesi fondamentale del nichilismo secondo cui “le cose sono nulla”. L’opera, grazie a uno stile di scrittura lineare e accurato, si rivolge sia agli addetti ai lavori sia ai “profani intelligenti” che magari non possiedono i basilari rudimenti filosofici, anche attraverso citazioni tratte dai testi dei grandi pensatori e un esaustivo apparato di note, al fine di rendere il testo più accessibile. Prefazione di Marco Gatto.

 

 

Non nascondo che stavolta è stato più difficile, sono stata messa alla prova diverse volte nel leggere libri fuori dal mio genere, ma stavolta mi sono sentita completamente al di fuori di tutto. Avevo letto la trama, il titolo e mi aspettavo qualcosa, ma non nascondo che non era paragonato a nulla di tutto ciò che è avvenuto.
Abbiamo una prima bozza di quello che leggeremo avanti con la Prefazione di Marco Gatto, docente universitario di Teoria della Letteratura che, in parte ci spiega e ci avvicina all’argomento che Alessandro Giraudi parlerà nel suo saggio.
Come sempre prima di entrare nel fulcro di questa storia devo ringraziare la nostra collaborazione con La Bottega editoriale, la stessa che ci ha presentato e affidato questo libro e… beh,una delle collaborazioni che ci spinge sempre in nuove avventure.

 

«Ecco laggiù una montagna! Ecco una nuvola! Ma che cos’è poi “reale”? Tirate via da tutto questo, voi sobri, il fantasma e l’insieme degli ingredienti umani! Sì, se lo poteste! Se poteste dimenticare la vostra origine, il vostro passato, la vostra scuola preparatoria – tutta la vostra umanità e animalità! Per noi non ci sono “realtà” – e nemmeno per voi, sobri –, e non siamo affatto così lontani gli uni dagli altri come pensate e forse la nostra buona volontà di tirarci fuori dall’ebbrezza è altrettanto rispettabile quanto la vostra convinzione d’essere del tutto incapaci d’ebbrezza»

 

Non si entra subito all’interno del libro, prima si ha uno stacco grazie alla prefazione e poi l’autore ci ha dato ancora un ulteriore spunto di quello che sarà presentandoci un’introduzione con diversi punti al suo interno.
Non nascondo che questo libro è pieno di riflessioni, le stesse che ci poniamo noi ma che accantoniamo quando una risposta non ci soddisfa o non la troviamo. I punti a suo favore sono l’inclusione e non solo ciò che il termine stesso indica ma anche quella politica, sociale ed economia, poi non lascia nulla d’intentato e si basa sulla filosofia impotente, ma lo è davvero?
Sì, questa è una di quelle domande che mi sono fatta, poi continua parlando del silenzio intorno a Dio e qui… beh, mi sono sentita molto più vicina, forse perché parte di quelle riflessioni le ho fatte anch’io o, perché l’essere religiosa nel credere, nell’avere fiducia mi ha dato un punto di vista diverso.
E infine l’ultimo argomento prima del vero e proprio capitolo è “La verità non è solitaria”, in questo caso leggendo solo il titolo mi verrebbe di dire ma che cavolo?, cosa che cambia una volta finita la prima lettura, tuttavia mi chiedo ancora come è possibile che questi pensieri non li facciamo tutti. Giraudi afferma: “ La verità ha una dimensione pubblica e collettiva e nessuno da solo può pensare di essere –per usare una parola sgradevole – il “certificatore” della verità” e qui ci si porta a chiedere perché?
Ma alla fine concordo con l’autore nel senso che, nessuno può dire che ciò che sta affermando sia la sola verità e che lui è l’unico a dirlo anche perché la verità ha una miriade di sfumature che, ci fa sembrare vicini ad essa quanto lontani dalla vera verità.

 

Di solito il senso comune è inteso come qualcosa di affine al realismo, mentre l’antirealismo è concepito come un insieme eterogeneo di posizioni filosofiche antitetiche non solo al realismo, ma anche al senso comune. È davvero così?

 

Iniziamo davvero la lettura di questo saggio, pur se ci viene da chiederci se non l’abbiamo già fatto e… beh, la risposta è corretta in entrambe le versioni. Che cos’è il senso comune? Questa è la prima domanda che ci prende d’assalto, che ci poniamo e la stessa con cui iniziamo una lunga riflessione accompagnati da Giraudi.
La risposta non è facile, ha una moltitudini di sfumature e possibile risposte e quindi cosa ci rimane da fare? Beh, penso che se questo libro mi sta aiutando a capire, allo stesso tempo mi sta insegnando di iniziare da una parte, analizzare i fatti, porsi le domande e dare una delle possibili risposte.
La domanda del senso comune ci porta alla visione universale del mondo, quale a sua volta ci porta alla cognizione della “esistenza” del mondo e a un preciso,basilare e fondamentale modo di intendere il mondo.
E con ciò ammettiamo che è vero, che le nostre riflessioni si avvicinano a ciò che Giraudi attraverso volti noti, riportando citazioni ci fa notare come questa affermazione e si avvicina a qualcosa che sappiamo ma di cui – spesso- non ci poniamo.
Qual è il modo giusto per intendere il mondo? C’è ne uno giusto? Queste sono solo alcune delle domande che mi sono chiesta e più andavo avanti più mi rendevo conto che forse, questo libro mi avrebbe aiutato a capire, pur se talvolta mi venivano i capelli bianchi per il suo immenso significato e la lunga riflessione che avveniva dopo.
E con la visione universale del mondo ci troviamo a capire e comprendere il principio di contenenza- appartenenza sempre in riferimento al punto di partenza e questo ci porta ancora di più a riflettere, grazie a Giraudi ma anche a tutti i nomi che lui porta con sé come Kant, Searle e altri nomi che pian piano ci fa scoprire.

 

«La questione di Dio resta aperta. […] Nel secolo XXI Dio non è un dato sicuro. Non lo è per la filosofia, né lo è per le società secolarizzate dei nostri giorni. Dopo Kant il riferimento a Dio non viene preceduto da un “io so” ma da un “io vorrei”. Tutti ricordiamo il suo lapidario “sopprimere il sapere per far luogo alla fede”. Dio, nel migliore dei casi, è un postulato, un’aspirazione, la condizione di possibilità per evitare il fallimento fatale»

 

E poi ci addentriamo con il secondo capitolo, quello dedicato a Dio è la prima affermazione già ci permette di vedere quanto una riflessione può metterci in dubbio e può spingere il lettore a chiedersi e farsi domande senza che lui lo voglia o no.
Una delle cose che ho apprezzato dell’autore oltre al grande lavoro che ha compiuto, è stato quello di inserire citazioni all’inizio di ogni capitolo, stavolta è la volta di A. Agostino, Le confessioni, cosa che in parte ci prepara, pur se in realtà non potremmo mai esserlo nemmeno se ci provassimo.
Perché dico questo? Beh, tutto ciò che sappiamo, che crediamo in questo saggio viene messo in dubbio, almeno è ciò che percepisce il lettore, un fattore che a mio avviso è incredibile e perfetto solo per gli argomenti trattati.
Non ho mai studiato filosofia, non mi sono nemmeno mai avvicinata a molti di questi nomi che Giraudi porta in evidenza eppure in qualche modo mi sono sentita parte di ciò. In questo capitolo sono numerose le cose che vengono analizzate, tra queste c’è l’esistenza di Dio, io in quanto religiosa e fedele ci credo, credo anche se non vedo, non ho grandi dimostrazioni eppure qui, in questo caso mi sono anche chiesta è se non fosse mai esistito?
Ovviamente ci sono riflessioni non solo a livello fisico, umano, personale ma anche alcune basati su schemi, su metafisica e ogni parte di ciò che possa essere collegata la filosofia e alle sue sfumature. Una cosa che mi ha portato a mille domande è quando afferma: “Dio è un tipo di essere che non necessita di una causa. Non solo non ha senso chiedersi perché Dio esiste, ma non ha senso nemmeno chiedersi perché Dio “esiste” in senso trascendentale”, tuttavia poi sembra andare controcorrente, eppure ci sono sempre più modi di vedere le cose.

Se mi chiedessero cosa ho imparato fin qui… beh, la mia risposta sarebbe semplice: non escludere nulla, aprire gli occhi come la mente e avere una visione ampia, più di quanto in realtà facciamo.

 

Vivendo in questo mondo sconfinato che può essere ora amichevole ora crudele, e volgendo lo sguardo ai cieli immensi che ci sovrastano, gli uomini si sono sempre posti una moltitudine di interrogativi. Come possiamo comprendere il mondo in cui ci troviamo? Come si comporta l’universo? Qual è la natura della realtà? Che origine ha tutto ciò? L’universo ha avuto bisogno di un creatore? […] Per secoli questi interrogativi sono stati di pertinenza della filosofia, ma la filosofia è morta, non avendo tenuto il passo degli sviluppi più recenti della scienza, e in particolare della fisica. Così sono stati gli scienziati a raccogliere la fiaccola nella nostra ricerca della conoscenza

 

Continuando ci imbattiamo nel terzo capitolo con “il divenire è struttura: sconfitta del nichilismo”, che si apre con la lettera a Robert Thornton di A. Einstein, ma non è solo questo che Alessandro Giraudi tratta, bensì una delle domande che ci siamo posti la troviamo anche nel saggio “Il grande disegno” pubblicato nel 2010, dai fisici Stephen Hawking e Leonard Mlodinow (1954), cosa che ci fa vedere che indipendentemente dagli anni tutti si sono fatti le nostre stesse domande.
E allora qual è la differenza? Beh, chiaro ciò che quelle domande hanno portato, ovvero le risposte che si sono dati, ciò che ne abbiamo fatto e senza dubbi personaggi di un certo rilievo hanno una profondità maggiore di quanto noi potremmo mai fare. Perché? Forse uno dei tratti che ci distingue è quello di analizzare anche minuziosamente, di vedere le cose in più, come in una prospettiva umana, ma anche sociale, fisica, filosofica e personale.
E anche in questo capitolo vengono a parlarci tramite alcuni schemi, ci spiegano passato e futuro, ma da tutto questo cosa arriviamo a capire? Non nascondo che non è stato facile, ho notato che molte parole usate sono tecniche, che il lettore ci si avvicina in base alla propria esperienza e al proprio bagaglio culturale, tutti possiamo leggerlo, ma non tutti arriveremo alla stessa conclusione.

 

 

«Tieni a mente la totalità della sostanza, di cui partecipi per una piccolissima parte; la totalità del tempo, di cui ti è stato assegnato un breve, fuggevole intervallo; e il destino, di cui quanta parte sei tu?»
Marco Aurelio, Pensieri

 

Stavolta per concludere ho voluto usare una delle citazioni che l’autore stesso ha riportato all’inizio del capitolo, quello finale ovvero La grande domanda: perché il mondo esiste?
Questo capitolo ha portata per me molte più domande di quanto immaginassi, una delle cose che ho riscontrato è stata la grandezza della vita, del mondo, di ciò che esso significa per me e di quello che potrebbe rappresentare.
L’autore però ci dice: Ma prima ancora di domandarsi «perché esiste il mondo?»,è necessario chiedersi: «cosa intendiamo quando parliamo del mondo? Qual è la caratteristica fondamentale del mondo, la sua essenza?».
E non nascondo che questa domanda non me l’ero mai posta, non mi ero mai fermata a minimizzare cos’è il mondo e non solo come descrizione breve e che tutti possiamo dire, ma nel grande, in una visione completa.
Dopo è possibile chiedersi perchè il mondo esiste ed è possibile avvicinarsi a una risposta in diversi modi, ma ciò che l’autore ci porta è uno schema di 3 fasi:
1) per prima cosa comprendere o cercare di comprendere l’essenza del mondo e del nulla;
2) poi affrontare il dubbio circa la reale esistenza del mondo e la questione del rapporto tra la problematizzazione filosofica e l’essenza del mondo;
3) infine ipotizzare l’origine e la finalità della realtà. Ebbene, attraverso questi punti ci troviamo a fare un percorso, parte del quale è iniziato leggendo questo libro e altri che faremo per conto nostro, dando le nostre risposte e ponendosi altrettanto domande.

 

Questo libro penso che è ciò che si avvicina di più a una proposta nuova per la filosofia contemporanea, che riesce a costruire, attraverso spunti originali, un discorso organico e ben organizzato. Vengono presi in considerazione diversi punti di vista. Dall’idealismo di Fichte fino alla Weltanschauung kantiana, Giraudi introduce i lettori a una teoria complessa e innovativa. Questo saggio ha, infatti, il pregio di ricercare un punto di incontro tra filosofia continentale e filosofia analitica.

Un libro che consiglio sicuramente, ma mi sento anche in dovere di dire che non è di facile lettura, fattore per il quale mi ha bloccato per molto le mie letture perché per il suo argomento complesso, i termini non sempre di facile comprensione e per la vicinanza alla fisica, filosofia e a ciò che li lega è stato difficile.

Non ho paura ad ammetterlo, un libro che consiglio ma una lettura che non solo vi stravolgerà ma che vi prenderà tutte le vostre energia, ma posso assicurarvi che ne uscirete vittoriosi e sicuramente diversi.

 


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