Anteprime libri Aprile 2020

Buongiorno lettori,
con nostra grande gioia ritorniamo dai morti, scherzi a parte, dopo la nostra pausa stiamo riprendendo in mano tutto e quindi ritorna anche la nostra collaborazione con Marsilio.
Cosa vi riportiamo?
Ebbene oggi vi facciamo vedere tutte le anteprime del mese di Aprile.
Siete pronti? Iniziamo!!!

 

 

 

Racconti del crimine
di Jun’ichiro Tanizaki
Volume I
a cura di Luisa Bienati

TRAMA:

Filo conduttore di questa avvincente selezione di sei racconti del periodo giovanile di Tanizaki è il genere del romanzo poliziesco. Per la strada (1920) era stato accolto da Edogawa Ranpo, il padre del mystery giapponese, come «un’opera che ha fatto epoca nel tantei shōsetsu [romanzo poliziesco] e di cui possiamo andare fieri davanti agli occidentali». Come Tanizaki stesso afferma, che in questi racconti il crimine ci sia o non ci sia è un problema secondario: «anche se fosse proprio obbligatorio far accadere un crimine, non sarebbe comunque necessario arrivare a uccidere». L’intenzionalità dell’autore non è solo sperimentare il modello classico del poliziesco o le sue varianti – il delitto, l’indagine, la scoperta del colpevole o la soluzione del caso –, ma costruire la trama del romanzo come in un effetto di trompe-l’oeil, per ingannare lo sguardo del lettore. Il romanzo deve avere una trama interessante e suscitare l’interesse del pubblico. Il metodo scientifico-deduttivo del «poliziesco logico» offre la possibilità da un lato di sperimentare quella che Tanizaki definisce la «bellezza architettonica» del romanzo, dall’altro di coinvolgere il lettore nella scoperta della verità, sapendo che a questa non si arriva d’un tratto, ma gradualmente e in modo parziale, grazie a una serie di induzioni e deduzioni che si intrecciano e che alla fine portano alla rivelazione.

 

Freud
Sette lezioni di psicoanalisi
di Vittorino Andreoli

TRAMA:

Lo psichiatra che più di tutti ha esplorato e descritto le contraddizioni del mondo moderno affronta una nuova sfida: un «viaggio immaginario nella testa di Freud». Vittorino Andreoli ci riporta nella Vienna di fine Ottocento, per poi attraversare il Novecento e arrivare ai giorni nostri, alla ricerca delle radici di concetti e riflessioni che hanno profondamente influenzato il nostro modo di guardare alla storia dell’uomo e del suo comportamento. Con il tono della divulgazione scientifica, le vicende del padre della psicoanalisi vengono ripercorse in sette tappe: dai fondamenti della teoria – psiche, sessualità, inconscio, rimozione, complesso di Edipo, libere associazioni –, ai pilastri della tecnica psicoanalitica, dai sogni ai casi specifici, dal transfert alle critiche, iniziali e più recenti, fino al rapporto con la psichiatria e al tentativo di individuare quel che resta della sua eredità e cosa invece si può serenamente abbandonare. Nella consapevolezza che, per quanto il risultato dell’indagine porti a dubbi fondati, si tratta di una figura cardine della cultura moderna: «Non so quante guarigioni si possano attribuire alla psicoanalisi freudiana, non so se Dora sia stata felice dopo l’analisi, ma certo, al di là dei risultati terapeutici, Freud ha offerto un’idea capace di sconvolgere il modo di pensare di un’epoca».

 

Racconti di Malá Strana e altre storie praghesi
di Jan Neruda
traduzione di Alena Wildová Tosi, Alena Wldová Tosi

TRAMA:

Racconti di Malá Strana e altre storie praghesi contiene, in una nuova traduzione, i più bei racconti della celebre raccolta, nei quali il lettore ritroverà personaggi nerudiani indimenticabili, come i nemici-amici Rysánek e Schlegl, il nobile mendicante Vojtísek, il commerciante Vorel con la sua pipa, la piagnucolosa signora Ruska, dedita ai funerali. Accanto a queste vecchie conoscenze, presentiamo inoltre alcuni altri testi nerudiani finora inediti in italiano: ambientati a Praga, ne esprimono anch’essi l’inconfondibile atmosfera, allo stesso tempo razionale e misteriosa, senza rinunciare a una buona dose di umorismo. Di tutti gli scritti qui selezionati è tratto saliente la maestria stilistica e narrativa, unita a una penetrante capacità di osservazione e di comprensione della vita, storica e interiore. Ne emerge un ritratto vivido e intenso della società e della cultura centroeuropea a metà del xix secolo, raffigurata nella sua prospettiva praghese.

 

 Caterina de’ Medici
di Alessandra Necci

TRAMA: 

Sovrana dotata di incomparabile ingegno, Caterina de’ Medici è una delle figure più straordinarie del Cinquecento. Mal compresa e avversata da contemporanei e posteri, la sua personalità complessa si presta a innumerevoli e controverse interpretazioni. Tra luci e ombre, Alessandra Necci restituisce un ritratto inedito di una geniale mente politica, che sembra incarnare il Principe al femminile, capace di trovare un equilibrio tra fortuna e virtù, maestra nel valorizzare le caratteristiche della patria d’origine, l’Italia rinascimentale, e le opportunità offerte dalla patria d’adozione, la Francia dei Valois. Nata a Firenze nel 1519, rimasta orfana, dopo un’infanzia di privilegi e sofferenze arriva a Marsiglia nel 1533 per sposare il secondogenito del re Francesco I, Enrico di Valois il quale, però, non ha occhi che per la sua amante Diane de Poitiers. La consapevolezza di dover contare solo sulle proprie forze la rende imperscrutabile e guardinga e ne esalta la capacità di autocontrollo, l’intelligenza politica, la tenacia; talenti compresi unicamente dal suocero. Dopo anni di subalternità, «la Fiorentina» si prende la sua rivincita quando, scomparso Enrico, governa in nome dei figli ancora piccoli. Il suo regno durerà circa trent’anni, insanguinati dalle guerre di religione fra cattolici e ugonotti: anni durante i quali, spinta dalla volontà di pacificare il paese e rafforzare il potere della Corona, viaggia, tesse rapporti e alleanze, mette in scena a corte «la rappresentazione della regalità», ponendo le basi per la nascita della Francia del Grand Siècle.

 

Io e Clarissa Dalloway
di Francesco Pacifico
Nuova educazione sentimentale per ragazzi

TRAMA:

Essere un giovane uomo sensibile cresciuto leggendo Stendhal ti rende un corteggiatore napoleonico, uno che dopo un sì cerca un altro sì, e poi ancora un altro, in una sorta di karma dell’assertività che – in fondo, ma pure in principio, come teorizza Francesco Pacifico – impedisce di avere una relazione. Un karma dell’assertività che impedisce di capire i no che di tanto in tanto tutti riceviamo nella vita. Leggendo La signora Dalloway, invece, si capisce come è possibile corteggiare una donna senza assediarla, e quanto si possa sinceramente ascoltare, senza fingere, e anche perché quei fiori che Clarissa Dalloway dice di voler comprare sono il simbolo, forse l’unico simbolo, della celebrazione della vita.
Con tono cavalleresco e un linguaggio esatto e scanzonato, Francesco Pacifico ci racconta come e perché, nonostante quello che si possa pensare, Virginia Woolf è (anche) una scrittrice da uomini. Ci racconta quanto aver sposato una femminista gli ha cambiato la vita, dimostrando di non aver paura di Virginia Woolf.

 

L’ultima moglie di J.D. Salinger
di Enrico Deaglio

TRAMA:

Quando una mattina il campanello di John Taliabue, professore di letteratura comparata alla New York University, suona insistentemente, né lui né chi legge può immaginare che aprendo la porta si troverà davanti Mark Simonetti, agente dell’Fbi con tanto di tesserino, specializzato in “crimini letterari”. Il crimine letterario che il Bureau non ha mai smesso di investigare riguarda l’infinita scomparsa di J.D. Salinger dalla vita pubblica, e sembra coinvolgere anche una donna misteriosa, Olga Simoneova, presunta spia russa nonché vecchia amica dell’accademico. Taliabue non vorrebbe saperne niente – mal sopporta l’Fbi -, ma qualcosa sa, e per la prima volta si troverà costretto a parlare…
La letteratura insegnata e amata dal professore e Il giovane Holden rappresentano l’occasione per analizzare il mito americano nell’epoca di Trump: tra rievocazioni e oblii, intuizioni geniali e false piste, Enrico Deaglio si avvicina alla vita e alla scrittura di J. D. Salinger con intelligenza, curiosità e una rara capacità di racconto. Se la memoria è un sentimento, quella di Deaglio e Taliabue è un sentimento di irrinunciabile avventura.

 

Mio signore
di Barbara Alberti

TRAMA:

Maria, la sguattera del bar, un giorno si accorge che il suo vicino di casa è Dio. Lo ravvisa nel garzone della lavanderia, Andrea, un attempato giovanotto senza onore, ex tossico, con le caviglie gonfie e una faccia non simpatica. Gli dice «Signore, vi ho riconosciuto.» E lo invita a casa. Andrea è una carogna, e va da lei solo per riderne col cognato, padrone della lavanderia e un poco suo padrone. Si aspetta qualche gioco lercio e piccante. Invece Maria gli si inginocchia davanti e lo adora come il nuovo Gesù. Lui mira al sesso più spiccio, mal’assurda fede di lei lo seduce. Sul filo del desiderio, il culto segreto diventa gioco erotico crudele, nell’obbligo di una castità ardente. Andrea, respinto e beffato da Maddalena, sex symbol della Fratta, dubita di essere Dio. Però quel gioco santo e perverso lo fa sentire quasi un uomo. Quando il paese li scopre, c’è una congiura per rovinarli.Ma le vie del signore sono infinite. E i finali, anche.
L’autrice scrive partendo da La madre santa di Leopold von Sacher-Masoch, che ha dato il nome a una perversione sessuale. I dialoghi sono nel dialetto della Fratta, fatto per il paradosso, in una lingua che grida e canta, come tutti i dialetti italiani.

 

Pura invenzione
di Lisa Ginzburg

TRAMA: 

Mary Shelley, la figlia di una filosofa femminista e di un filosofo politico, comincia a scrivere, nel 1816, nell’anno senza estate e per gioco, il romanzo del nuovo Prometeo, la storia di Frankenstein, il mostro reso colpevole dall’evidenza di non essere stato amato, la creatura tratta per amore dalle viscere dei cimiteri e alla quale il fulmine di Victor Frankenstein, lo scienziato, dà la vita. Frankenstein è il primo romanzo in cui la scienza si fa mitologia e, come la mitologia, crea i suoi esseri mortali e i suoi esseri immortali. Lisa Ginzburg, figlia di una storica del femminismo e di uno storico, a duecento anni dalla prima pubblicazione del romanzo di Shelley ci racconta, forte e conscia di questa eco bio-bibliografica, il suo Frankenstein lettera per lettera, dalla “F” della Felicità di rileggerlo e ritrovarlo, alla “N” di Nascere, che è, sempre, il verbo dove tutto comincia.

 

Le amiche di Jane
di Annalisa De Simone

TRAMA:

Come ci si trasforma in persone adatte al mondo, capaci di capire se stesse, di capire gli altri, capaci di amare qualcuno e di essere amate? Come si sopravvive a un abbandono? E come si governa una perdita? Soprattutto, cosa significa essere liberi? Le risposte che Annalisa De Simone immagina attraverso i romanzi di Jane Austen e le sue eroine – Lizzy Bennet, Fanny Price, Anne o Emma –, attraverso gli eroi delle sue storie e gli antieroi – come Mr Darcy e George Wickham –, hanno a che fare con la misura dell’essere adulti: inciampare per poi ricredersi dei propri errori, subire lo sguardo impietoso degli altri, che sempre precede uno stato di coscienza, e imparare a cavarsela fra i pieni e i vuoti della vita. Se pure non si può ambire al “vissero felici e contenti”, che si trovi almeno un piccolo – anche fugace – rimedio al tran tran malinconico in cui vanno a immergersi i nostri giorni, perché è fra il sempre e il mai che scorre la vita di ognuno di noi. Con uno sguardo profondo, una scrittura agile e aneddoti esilaranti, Annalisa De Simone, giovane scrittrice, racconta la sua passione vecchissima per Jane Austen.

 

 

Una serie ininterrotta di gesti riusciti
di Alessandro Giammei

TRAMA:

Come si fa a credere nel sogno americano dopo Il grande Gatsby? E cosa sognano gli americani dopo Trump? Il giovane romano che abita queste pagine arriva a Princeton, l’università dei sogni in cui Fitzgerald studiava, e incontra premi Nobel e premi Pulitzer, poeti e scienziati, figli di milionari e di immigrati. Incontra soprattutto studenti, venuti da ogni parte del mondo per partecipare della stessa pertrofica e inebriante eccellenza americana, ma anche per seguire i suoi corsi. È cresciuto, come molti italiani nati in periferia alla fine degli anni Ottanta, guardando i Pokémon, giocando di ruolo in rete, fumando di nascosto con la scusa di portare fuori il cane (anche se questo non riguarda solo i nati alla fine degli anni Ottanta). Dalle campagne di Mostacciano a quelle del New Jersey, l’orizzonte conchiuso dal nastro del grande raccordo anulare si srotola nelle promesse del vecchio nuovo mondo, abbracciando l’impensierita e formidabile ascesa di un giovane uomo per cui le cose dette, lette, viste e assaggiate stanno tutte insieme nella memoria e nel futuro, nell’incanto e nella carne.

 

L’inferno è una buona memoria
di Michela Murgia

TRAMA:

Quanto somiglia Cabras, Sardegna, paese natale di Michela Murgia, ad Avalon, Britannia, luogo mitico legato a Re Artù? Come Morgana, Igraine e Viviana, le “Signore del Lago”, hanno il potere di sollevare le nebbie con le loro parole, influenzare e curare le vite dei cavalieri della Tavola Rotonda, così Michela Murgia, nata in mezzo alle acque di Cabras, ha il potere di sollevare le nebbie intorno alle storie e alle idee che stanno alla base dei suoi romanzi e dei suoi saggi: la versione delle donne, la versione degli uomini, la versione di Dio. In un viaggio che comincia in mezzo al mare e in mezzo al mare ritorna, Michela Murgia, una delle maggiori scrittrici italiane, racconta come e perché è diventata femminista, come e perché ha cominciato a temere le gerarchie religiose, come e perché non ha mai smesso di giocare di ruolo nel mondo magico di Lot, come e perché certi libri che ci hanno fatto crescere, in effetti, li abbiamo mangiati più che letti, e soprattutto come e perché creare ogni giorno il mondo che ci circonda è un gesto politico.

 

 


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