“Specchio d’acqua. In cammino sulle tracce della memoria” di Carola Helios – Recensione

Buonasera tutti lettori,
oggi vi parlerò di un libro che ho finito da un po’, ma che non ho avuto tempo e modo di recensire, un romanzo che proviene sempre dalla nostra collaborazione con Caravaggio Editore, una collaborazione che ci ha permesso di scoprire nuovi generi, sicuramente nuovi autori e meravigliose storie. Nel nostro appuntamento si parlerà di famiglia e di generazioni, un punto di vista a cui non avevo dato la mia attenzione, sicuramente non sotto quest’ottica. 
Di cosa parlo? Beh, oggi la mia recensione verterà sul libro di Carola Helios “Specchio d’Acqua. In cammino sulle tracce della memoria” edito come dicevo da Caravaggio Editore.

 

 

Titolo: Specchio d’Acqua. In cammino sulle tracce della memoria

Autore: Carola Helios

Editore: Caravaggio editore

Genere: Narrativa

Serie: No

Pagine: 136

Data di uscita: 7 febbraio 2017

Finale: Autoconclusivo

 

 

 

 

Gli occhi di una donna nel tempo.
Un paese che cambia.
Una famiglia che si perde e si ritrova.
Agro Pontino, Lazio: la storia dei Bengasi, una famiglia che attraversa il ‘900 italiano nei ricordi di una donna; memorie che sono come l’acqua, ricordi in cui si specchiano tante generazioni, diverse nello spirito e spesso divise con asprezza da interessi opposti e differenti visioni del mondo. Il fiume della memoria, il mare dei pensieri, oceani di lontananze e di nuove, inaspettate vicinanze. Acqua che ribolle e che rischia di tracimare e distruggere i frutti della fatica quotidiana. Alla fine di tutto, però, c’è il tempo, l’unica cosa che resiste e che con il suo scorrere placa e ripulisce anche le paure più grandi.
BOOKTRAILER

 

 

Ammetto che ho scelto questo libro perché affascinata dalla trama, mi ha coinvolto e intrigata sapendo che si parlava di una famiglia che viveva in Italia e che sarebbe stato il racconto di più di una generazione e questo in qualche modo mi ha detto di sceglierlo. Ho trovato il libro davvero interessante, ma reputo che nonostante ciò avesse qualche punto a suo sfavore, ma prima iniziamo a parlare delle cose belle che, è quello di cui si concentrerà la mia recensione.
Beh, è normale che ci siano delle pecche, ma non tanto rilevanti da non avermi fatto apprezzare il libro.

 

Ho voluto iniziare con questa frase perché a mio avviso è una delle tante frasi che racchiudono il significato intero del romanzo e  la storia che l’autrice ha voluto raccontare.
Si parla della famiglia Bengasi attraverso diverse generazioni che si troveranno ad affrontare le situazione di quei tempi, della guerra, della fame e di tutte le vicende belle o brutte che ogni famiglia si trova ad affrontare.
Dapprima ci troviamo negli anni ’30 del 1900 con i primi personaggi e man mano arriviamo agli anni ’90, dove il passaggio non è brutale, ma graduale, perché l’autrice è riuscita a trasportarci in quegli anni, attraverso la delicatezza, la verità e sicuramente la realtà di tempi in cui i nostri nonni o i bisnonni hanno vissuto.
Lo scenario è quello della campagna dell’agro pontino e quello che mi ha colto di sorpresa è stata come Carola Helios è riuscita a descriverne i particolari, i dettagli che inizialmente non ci si fa attenzione, ma che successivamente sono quelli che rimangono impressi e che dopo la fine della lettura reputiamo importanti.
Perché? A mio avviso quando si parla di un particolare anno storico, non importa il genere per me è importante che le qualità di quegli anni vengono rispecchiati che, seppure cambiano deve essere di poco conto e sicuramente graduale.
Ecco, questo è un lato del romanzo che ho apprezzato e per cui vanno tutti i miei complimenti.

 

La storia inizia con i nonni, poi ci sono i figli e i nipoti e sentendomi parte di questa famiglia mi sono ritrovata più volte a riflettere alla mia di famiglia, a ciò che i miei nonni o genitori mi hanno lasciato, quale sia la mia eredità e la generazione in cui sono cresciuta. Ovviamente le situazione tra gli anni del romanzo e i miei sono nettamente lontani, ma questa storia mi ha fatto apprezzare ancora di più i racconti di nonna quando da piccola mi prendeva in braccio e iniziava a raccontare o, quando da grande mi diceva che non tutto era dovuto, che dovevano lottare per avere la cena in tavola e ora… ora diamo tutto per scontato.
Con la forza non si ottiene nulla, è vero in parte perché proprio come dice l’autrice, c’è bisogno di modi duri per permettere all’altro di riflettere e capire quale sia la strada giusta. In questo caso i modi erano qualche frase detta con tono duro, un discorso che tendenzialmente aveva quello di ferire ma che in realtà era solo uno stimolo.
I figli e i nipoti si sono trovati spesso a lottare con il capo della famiglia, quell’uomo che tutti cercavano per i proprio bisogni, o per un abbraccio e lo stesso che spesso criticavano. Ma si sa che la saggezza risiede nelle persone più anziane e con esperienza.

 

E poi come ogni storia oltre all’amore, all’affetto ci troviamo di fronte a situazioni di dolore, sofferenza dapprima per gli anni bui della guerra, le privatizzazione o l’incertezza di un futuro e; successivamente per i drammi in famiglia, le liti e quei legami che sembravano saldi iniziare a sgretolarsi.
È stato davvero meraviglioso scoprire di una famiglia iniziando dall’inizio e finendo con la più giovane delle nipoti, ma penso che quello che mi ha colpito è leggere una storia senza filtri, senza nascondere i litigi, anche quelli brutti, le discussioni e i momenti in cui si festeggiava tutti insieme.
Una situazione diversa da quella nostra attuale, ma poi non tanto visto che ci sono stati momenti che continuiamo anche noi a dover affrontare come la morte di un parente, di un genitore e la difficoltà di andare avanti, di crescere e trovare la forza.
La difficoltà di tornare indietro, di analizzare i propri passi e di tornare in famiglia, la stessa da cui si è voluto andare via e capire che non è più uguale a quando si era bambini.

 

E poi…. La mia parte preferita, il punto di forza del romanzo è il rapporto meraviglioso tra nonno Mario, il capofamiglia e la nipote Disola, colei che ci apre alla vita, che ci fa vedere al di là di quelle convinzioni, delle ristrettezze e di un amore ancora più grande.
I miei due personaggi preferiti sono loro, quello dell’uomo adulto, di colui che ha vissuto e che lentamente cerca di tramandare il testimone con i suoi insegnamenti e la saggezza e, la piccola che si sta affacciando alla vita, che vede il mondo a colori ma che ben presto si accorge che non tutto e rose e fiori, ma nonostante ciò trova sempre il modo per vedere il lato positivo.
Una ragazza che si dimostra forte, coraggiosa e che inizia già da piccola la lotta per studiare, per la sua famiglia e per vivere immensamente e pienamente. Questa parte è la mia preferita, forse perché mi sono rispecchiata in questo rapporto nonno- nipote, mi sono sentita più volte chiamata in causa perché anch’io avevo un legame simile e le loro scene erano sempre quelle ricolme di amore, dolore e qualche lacrima.
La vita va avanti, ma le persone rimangono ancorate al tuo cuore, anche quando non ci sono più.

 

Questo libro ci ha dato non uno, ma numerosi colpi di scena, tra le separazioni matrimoniale, i litigi tra le varie parentele e la morte di parenti, quella che mi ha sconvolto di più è stata la morte del capo di famiglia, di nonno Mario.
Nonostante questo reputo che l’autrice è riuscita a farci sentire parte di esso grazie a Disola, quella ragazzina in cui tutte ci siamo riviste, il legame che anche noi siamo riuscite ad avere tramite le sue parole.
Bellissimo quando è arrivato il momento della generazione di Disola, la sua vita che è stata piena di amore, di appoggio e di incredibile follia, anche se forse non è il giusto termine.
È stato il collante di una generazione nonno Mario e penso che la stessa cosa possa dirsi di Disola, uno spirito ribelle e libero che si è creata una sua famiglia e che ha sempre cercato di migliorarsi e ricavare il meglio dalla vita.
Il romanzo è stata una bellissima lettura, ma non nascondo che a mio avviso possiede delle pecche, tra cui la grande quantità di personaggi che ci viene presentata e le storie ad esse affiliate che hanno confuso il lettore, pur se attento.
E un’altra pecca che, ho riscontrato, ma come parere personale è stato che il racconto presenta davvero troppe parti descrittive, pochi dialoghi che ti permettessero di entrare in contatto con i personaggi.
Certo, sono le stesse descrizioni che io ho amato perché ci hanno portato negli ambienti di quegli anni, tuttavia penso che le due pecche unite non sono riuscite a farmi apprezzare il libro fino in fondo.

 

Lo consiglio? Sì, anche se con un grosso ma…. Nonostante tutto faccio i complimenti all’autrice che ci ha permesso di prendere visione di una vasta generazione, di ambienti e luoghi passati ma che tutt’ora sono presenti nei nostri ricordi attraverso le sue parole e quel legame tra nonno e nipote che ci ha conquistato il cuore.

 

A presto,


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