Mavaffanguru: Guida spirituale per mistici senza dio di Prem Dayal – Recensione

Buongiorno,
il sole splende, il caldo è presente e si cerca in quel poco di relax che ho di concentrarmi e fare il più possibile, ma questo non vi interessava 😉
Oggi vi parlerò di un libro letto sempre tramite la nostra collaborazione con Il taccuino ufficio stampa per scrittori ed editori di Bologna, un genere che di solito non leggo, ma lo stesso che mi ha colpito. Si, so che non avete capito e quindi vi svelo subito che si tratta di Mavaffanguru: guida spirituale per mistici senza dio di Prem Dayal.

 

 

 

 

Titolo: Mavaffanguru: guida spirituale per mistici senza dio

Autore:
Prem Dayal


Editore:
Il mio libro – Self publishing


Genere:
Comico/Satirico


Serie:
No


Pagine:
308


Data di uscita:
1 dicembre 2018


Finale:
Chiuso

 

 

 

 

 

Ci sono differenti maniere di catalogare “Mavvaffanguru”: una satira socio-spirituale, un trattato semiserio, un libro comico, un’autentica guida alla liberazione dello spirito… Ci stanno tutte. Si tratta di un “manuale” di ricerca interiore che, senza perdere di profondità, tratta il tema della spiritualità evitando facce serie, rituali senza senso e nuvole tossiche di incensi. Con un linguaggio tutt’altro che ortodosso, Peppino Cocozza, il Vaffanguru che l’autore “canalizza”, guida il lettore verso il risveglio della coscienza. Da un bar di periferia o dalla cucina del cognato, fra un caffè, una birra e una sigaretta, questa specie di Virgilio da strada rivela i preziosi mantra italiani: “le tre formule magiche che possono salvare il mondo dall’ignoranza”.

 

 

 

 

Ammetto che non mi sarei mai aspettata che questo libro mi colpisse il maniera così positiva divertendomi anche, soprattutto su dei temi attuali. La scelta dell’autore per la copertina dovrebbe essere un chiaro segno di ciò che ci aspetta, ma credo che ci prepari solo in minima parte; perché l’immagine di un Budda con la bandiera tricolore sulle spalle e la pizza e vino davanti non ci rende chiaro il significato. Ero prevenuta all’inizio di questa lettura e, non ho paura ad ammetterlo ma quando ho scoperto che dietro lo pseudonimo di Prem Dayal vi è Giuseppe Pasculli con alle spalle una carriera da terapeuta e maestro di meditazione, le cose sono cambiate. Certo non nego che questa scoperta ha aperto la mia mente, tuttavia è stato solo quando ho iniziato ad entrare nel fulcro della storia ha capirne i motivi. L’autore sceglie uno stile unico, una scrittura che si destreggia tra la comicità, ironia e il satirico facendo riflettere il lettore e ampliando quello che sa già. Il libro è diviso in due sezioni, ma se nella prima parte è più un qualcosa come siamo creati, i comandamenti ecc nella seconda parte si entra nel fulcro dei tre grandi mantra ovvero il macchissene-frega, il mavvaffan-culo e non sono cazzi miei. Una lettura che sicuramente da filo da torcere a tutti, ma… è meglio approfondire per farvi capire cosa intendo.

 

 

 

 

Beh, se vi chiedete perché ho iniziato proprio con questa frase, la risposta è semplice, penso che essa racchiude il significato dell’intero libro. L’autore avrà anche utilizzato il suo stile ironico e comico nel parlare della vita, delle scelte e della dura realtà, ma ha raccontato la reale situazione, quello che spesso nascondiamo o che ci ostentiamo a credere. Questa frase mi ha colpito perché è vero, a volte bisogna usare il pugno di ferro, essere “cattivi” e duri con la gente per capire se quel rapporto può funzionare o vive solo in funzione di qualcosa. E un po’ come il detto se lo lasci libero tornerà, se invece lo costringi andrà via senza tornare. Se una persona, un rapporto è importante si farà di tutto per mantenerlo vivo, per esserci nonostante i se e i ma e le discrepanze, anche se non è facile. La vita non è facile, bisogna cercare un modo per andare avanti anche quando la gente ti delude, ma meglio capirlo che rimanere nell’incertezza, meglio essere duri e perdere qualcuno che rimanere senza esserci per davvero. La vita è una scelta continua.

 

 

 

 

Questa è una delle definizioni che ancora oggi abbiamo difficoltà di capire. Si ama solo perché si vuole farlo e non perché è dovuto, non perché lo fai anche tu. L’amore vero è quello libero, quello che si fa senza nessun secondo fine o senza aspettarsi nulla in cambio. Questo libro è davvero una guida spirituale, ci parla dell’amore di Dio, così come quello tra due persone che non si ama Dio perché sono tenuto a farlo ma perché voglio farlo. Lui non deve farci un favore perché io lo amo, ma solo perché me lo merito, perché ne ho bisogno e una cosa tra le tante che ci ha fatto capire l’autore e che… i miracoli avvengono a chi non li chiede. Ammetto che anche la figura di Cocozza ha il suo perché, all’inizio non capivo ma propendendo con la lettura ho capito la sua funzione, il suo ruolo e, nonostante i modi e i termini da lui utilizzati racconta quello che molti hanno paura di dire. Spesso si vive, si agisce in funzione di qualcosa, ma mi chiedo da quando l’amore è un business, da quando essere fedeli è un business? Beh, questo è il succo della frase, quello che l’autore e Cocozza vogliono portare a galla. Una riflessione che ci porta a chiedere se le nostre scelte sono state fatte secondo un fine. Vi giro la stessa domanda presente nel libro “A pensarci bene, tutti noi sentiamo continuamente parlare di amore, ma l’abbiamo mai conosciuto davvero l’amore?”

 

 

 

 

Un’altra prospettiva che Giuseppe Pasculli porta in evidenza è l’uomo, quel suo sentimento di insoddisfazione, la sua voglia di ricercare sempre oltre e di non essere mai contento di ciò che ha. Beh, da una porta possiamo andarci contro, nel senso che è normale che l’uomo cerca di essere migliore di quello che è, dall’altra però non nascondo che condivido il suo punto di vista perché quante volte abbiamo visto gente che ha il meglio della vita ma continua a non essere soddisfatta? La domanda che mi sorge spontanea e perché? Perché l’uomo non può avere quello che la vita gli offre ed esserne felice? Penso che a queste domande Coccozza risponda alla perfezione, si tende sempre a ricercare altro, di essere perfetti, di volere di più quando ci si accorge che le cose semplici e più vere sono quelle che ci troviamo davanti e noi le lasciamo sfuggire perché troppo concentrati per vederli. Questo libro mi stupisce senza dubbio andando sempre oltre la mia immaginazione, nonostante il genere e lo stile utilizzato il romanzo ti porta a farti domande e spesso ad avere anche una risposta, ma mi chiedo se l’uomo sarà mai in grado di apprezzare ciò che ha. E poi, quasi senza accorgermene trovo la risposta tra frasi, righe e pagine. “Ci ostiniamo a non guardare la vita per quello che è – ossia un mistero incomprensibile – e ci sforziamo pateticamente di misurarla con i criteri della coerenza, nell’ingenua presunzione di poterla controllare; e in questo folle intento ci sradichiamo da quel magico e imprevedibile “regno di Dio”.

 

 

 

 

Questa frase mi tocca da vicino, perché sono la prima a criticare il mondo, tuttavia sono anche la stessa persona che cerca nel suo piccolo di fare quello che può per avere dei cambiamenti. Concordo con l’autore, il mondo siamo noi a crearlo eppure continuiamo a lamentarci per tutto quello che non va, anche se di solito la prima causa è l’uomo. In questo capitolo Peppino Coccozza ci porta davanti alla dura e cruda verità, ci fa riflettere e allo stesso tempo ci rimprovera per essere quei soggetti che si lamentano sempre senza fare nulla per cambiare. Il mondo è bello perché è vario, ma ammettiamo anche che quella verità è ciò che conta nel senso che nonostante la gente non è tutta uguale si fanno gli stessi errori, spesso ripetendo anche quelli del passato, un passato che dovrebbe fungere da lezioni di vita che noi non apprendiamo, il più delle volte. Questo libro mi ha conquistato in modo che difficilmente riesco ad esprimere e sono sicura che è lo stesso che farà con voi e… per rimarcare l’ovvio “ Se non sai qualcosa il meglio che puoi fare è cercare di conoscerla, non cercare qualcuno che ti dica in che cosa credere. Se non sai, cerca…”

 

 

 

 

Come dicevo all’inizio di questa recensione, la vita è una questione di scelta, stessa cosa che afferma Peppino Cocozza e l’autore, verità forse scomode ma che dicono il vero. Siamo noi l’artefici delle nostre vite, se vogliamo un cambiamento agiamo, se vogliamo cambiare lo facciamo, ma se per primi non siamo noi a decidere nessuno lo farà al nostro posto. Questa frase si collega perfettamente alla parte seconda del libro, dove Giuseppe Pasculli ci riporta i tre grandi mantra della vita, qualcosa che, a mio avviso, dovremmo adottare tutti perché ogni tanto bisogna anche essere liberi di dire e fare. Il primo mantra è il “macchissenfrega”, può anche essere di cattivo gusto, ma reputo che talvolta è quello che ci necessita per distaccarsi dai pregiudizi imposti dalla società, gli stessi che ci portano a comportarci diversamente o a fare scelte sbagliate. Il secondo mantra invece è il “mavvaffanculo”, una fase che ho interpretata come quella della purificazione, quando ci si lascia andare a una liberazione e, seppure è una parolaccia è la stessa che in qualche determinata circostanza si dovrebbe usare per sentirsi liberi. Il terzo mantra è “non sono cazzi miei”, anche qui ci troviamo di fronte a una parolaccia, a una terminologia che molti escludono e che non vogliono ripetere, ma essa stessa è sintomo di libertà perché ogni tanto bisogna anche pensare a se stessi. Di solito siamo abituati a pensare al prossimo, e dobbiamo farlo, tuttavia ogni tanto bisogna anche pensare a sé perché altrimenti ci perdiamo in quello che dovremmo essere e non siamo, dimenticando chi siamo.

 

 

Un libro difficile da leggere e recensire perché – sono religiosa e- non sempre mi sono rivista nelle sue parole, non capivo alcuni suoi modi di dire, anche se le riflessioni cui mi portavano erano profonde e intense.
Una guida che consiglio di leggere a tutti, se non perché credono perché vogliono farsi una risata, per riflettere per ampliare le loro menti su argomenti attuali, su quello che talvolta dobbiamo e vogliamo essere al di là delle convinzioni e delle impostazioni della società.

 

A presto,

La mia valutazione…


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