Buon pomeriggio lettori,
oggi vi presenterò un libro che ci è stato proposto dall’autore stesso, è il primo che leggo scritto da lui, anche se questo è il suo secondo romanzo. Voglio darvi dei piccoli indizi, si tratta di un libro che tocca molto le tematiche attuali, parla di due amici e di tutto quello che un uomo deve affrontare nella vita. Dai, avete capito di chi parlo? Certo così è troppo difficile, allora eccomi qui a restringere di gran lunga il campo, il libro che tratterò oggi è “Imperfetto” di Valerio Mottin, edito dalla casa editrice l’Erudita.
Andiamo a conoscerlo meglio.
Titolo: Imperfetto
Autore: Valerio Mottin
Editore: L’Erudita
Genere: Narrativa
Serie: No
Pagine: 283
Data di uscita: febbraio 2019
Finale: Auto- conclusivo
Due ragazzi qualsiasi e la storia di due vite, non un racconto straordinario e fantastico ma la storia di un’amicizia. E forse è proprio per questo che vale la pena raccontarla, perché in fondo è la storia di ognuno di noi: stralci di quotidianità, di legami, soddisfazioni, gioie e sofferenze in cui ogni persona può riconoscersi. La trama che Valerio Mottin ha tessuto, mettendo al centro della narrazione un’amicizia profonda, unisce due esistenze parallele, per certi versi simili ma in fondo molto diverse, che si intrecciano e si mischiano per separarsi, infine, seguendo il flusso degli eventi. Senza assumere un tono didascalico ma con un linguaggio semplice e familiare, “Imperfetto” è l’emblema di un legame fraterno fatto di risate, scherzi, birre e riflessioni sul senso della vita. La vita di due giovani che cercano la propria strada, il proprio posto nel mondo, in modi diversi ma sempre intimamente vicini: uno tondo, l’altro quadrato.
Come avevo accennato all’inizio questo libro tocca tematiche attuali e racconta l’amicizia tra due ragazzi, con un percorso di crescita ed evoluzione. Una delle cose che mi ha sorpreso dell’autore è stata la scelta di scrivere questo libro parlando quello che difficilmente vogliamo ammettere: i fallimenti, la ricerca di un lavoro e la difficoltà che si riscontra. Il suo stile è molto semplice, non ha parole ricercate e il lessico e comprensibile tanto da facilitare la lettura, tuttavia durante la lettura ho riscontrato una pecca se possiamo definirla così. Non so da chi è dipesa la scelta, ma ammetto che lo stile utilizzato per il dialoghi con i trattini e tutte quelle volte andate a capo hanno reso leggermente difficile la lettura, ma come ho detto non è un errore, è stata una scelta che io quanto lettrice non ho apprezzato del tutto, però basta parlare di dettagli tecnici ed entriamo nella storia di Nick e Mattia.

Una cosa che ho notato subito è stato come il protagonista non era soddisfatto del lavoro che faceva, di quell’ambiente di lavoro restio e di un capo davvero stronzo, e scusatemi il francesismo, ma lo era davvero. Leggendo di tutti i dialoghi tra capo e dipendente mi sono accorta quanto l’autore abbia raccontato della reale situazione in cui spesso ci si ritrova. Noi possiamo anche non ammetterlo, ma è vero, spesso ci accontentiamo di un lavoro perché ne abbiano bisogno, lasciamo che il capo ci metta i piedi in faccia e non facciamo nulla e, nel frattempo cresce l’insoddisfazione aumenta anche il fallimento lasciandoci in una vita priva di emozioni. Queste sono alcune caratteristiche che io stessa ho riscontrato nella lettura, quelle emozioni che tutti proviamo quando un lavoro non è quello che avremmo desiderato, quando ci sentiamo così fuori posto da non avere più aspettative. Valerio Mottin ha iniziato con un grande tema e penso che nel corso del libro è stato quello che ha sviluppato meglio, secondo subito al rapporto di amicizia. Mattia è insoddisfatto della sua vita ma non fa nulla per cambiare, non trova la forza e ammetto che è stato uno di quei personaggi che nel corso della storia avrei voluto prendere a schiaffi, ma devo anche dire e non lo nascondo che ragionandoci a mente fredde che lo capivo. È difficile scegliere l’ignoto, buttarsi senza sapere dove si andrà e ricominciare, penso che se da una parte il suo punto di vista sia stato veritiero e allo stesso tempo sfiancante. Ma cosa avremmo fatto nella posizione di Mattia? Questa domanda me la sono posta anch’io e ora ve la giro a voi.

Un altro fatto rilevante è molto importante è la società, la stessa che ci circonda che ci fa essere, spesso, chi non vogliamo essere ed è lo stesso comportamento che fa per un po’ Mattia. Se ci riflettiamo ai giorni nostri quante volte abbiamo indossato una maschera per nascondere chi siamo, iniziamo a recitare come se fossimo su un palcoscenico e beh… Valerio Mottin ha portato tutto questo a galla. Ci ha fatto vedere attraverso gli occhi di un personaggio cosa succede quando lasciamo che sia la società a decidere per noi, a dire chi essere, come esserlo e cosa fare, ma alla fine dei conti la vita è la nostra, ma proprio come per Mattia talvolta ci vuole del tempo per capirlo. Beh, non nascondo che la storia che Mattia, il personaggio principale del libro, ha alle spalle è difficile, un padre morto, una madre alcolizzato, un ex fidanzata e la propria vita che non sa che direzione prendere. Le sue prospettive sono davvero quasi nulle, eppure in tutto lo schifo che lo circonda ha una costante, Nic, il suo migliore amico, lo stesso che chiama quando ha bisogno, che cerca per sfogarsi e con cui ha un’amicizia lunga una vita. Quanto ci condiziona la società? Beh, la risposta è ovvia e, possiamo anche nasconderlo ma siamo spintonati più spesso da quanto vorremmo ammetterlo, ecco perché all’inizio dicevo che i temi trattati dall’autore sono reali e quotidiani, gli stessi con cui noi possiamo rispecchiarci.

Un tratto dell’autore è che durante la lettura del libro nonostante gli argomenti pesanti non ti fa stancare perché parla della reale situazione con chiave ironica e comica, questa frase ne è un chiaro esempio, ovviamente una delle tante. Le conversazioni migliori sono quelle tra Nic e Mattia, ma anche quelle con un altro amico, Francesco che anche lui ci fa vedere quanto una persona insicura è stata “provata” dalla società. Leggendo le scene e i momenti dei tre amici mi è stato chiaro quanto la società o ciò che ci circonda ci ha messo dei paletti davanti gli occhi, perché mi chiedo… chi ha mai detto che un nerd non può conquistare la più bella della classe? O chi ha detto che essere imperfetti è sinonimo di fallimento? Queste sono alcune delle domande che sorgono spontanee durante la lettura, le stesse a cui l’autore cerca di dare una risposta. Talvolta i temi più intensi e importanti sono stati trattati con ironia, ma questo non è stato meno impegnativo o serio anzi ha solo dato la prova che è più facile dire le cose se ci si ride sopra perché alla fine dei conti tu sai quello che sei e dove sei arrivato, indipendentemente che per farlo ti sei fatto quattro risate.

E infine non ci resta che parlare del grande fulcro che è il romanzo, l’amicizia tra Nic e Mattia. Ammetto che ho giudicato subito questo rapporto, così come l’ho fatto con Mattia ma più andavo avanti più mi rendevo conto che i miei pensieri cambiavano, che le prime impressione erano sbagliate. La cosa che in assoluto ho amato di più è stato il percorso che l’autore ha inserito dell’amicizia tra Mattia e Nic, scoprire come tutto è nato e fino a dove erano arrivati. E, come dicevo prima, un altro dettaglio è stato quello ironico che mi ha strappato un sorriso più volte di quanto mi sarei immaginata e, se Mattia è quello insoddisfatto sicuramente Nic è quello che nella vita ha quasi tutto, anche se lo sappiamo non avremo mai una vita perfetta perché mancherà sempre qualcosa. Il loro rapporto è stato quello che mi ha dato una visione più completa dell’amicizia in età adulta, non più quella nata a scuola, durante la fase della giova età, ma quella che si ha quando si lavora, si ha una famiglia e delle responsabilità. Sono rimasta senza parole nello scoprire il finale, di certo quello che non mi sarei mai e poi mai aspettata ma non è stato tutto rose e fiore come non lo è nemmeno nella vita vera. Non mi vergogno a dirlo che il finale oltre a qualche risata mi ha strappato delle lacrime non solo per il contesto ma per quelle emozioni forte e intense che l’autore mi ha provocato.
Cosa ho imparato? Sì perché alla fine della lettura ho capito che il libro ha una morale, almeno per me.
Non dobbiamo vivere nell’insoddisfazione di un lavoro o di una relazione, anche se correre verso l’ignoto ci fa paura, ho imparato che si deve rischiare e vivere quella vita che ci è stata regalata, di non smettere mai di sognare perché la vita è breve.
E un libro che consiglio per l’importanza dei tremi trattati, per quegli spezzettoni che ci riportano alla realtà e il significato che Valerio Mottin ci lascia dietro il suo stile ironico e comico.
A presto,
La mia valutazione…